L’approccio alla partita è buono. Circolazione palla veloce, accelerazioni alternate a cambi di gioco, pressing ben organizzato. Con questi presupposti al 7′ il Napoli confeziona la prima palla gol finalizzata senza precisione di testa da Pandev, posizionato in area nel ruolo di vice Cavani, per l’occasione in panchina al fianco di Inler e Maggio, gli altri grandi esclusi del match. Il più inspirato in queste prime battute è Hamsik che trova sempre la posizione giusta alle spalle di Kucka e Biondini per fare da collante tra centrocampo e attacco. Peccato per il Napoli che questo quadro idilliaco duri solo una manciata di minuti. Già al 12′ l’azione spartiacque, coi primi errori difensivi, la cui reiterazione farà saltare in aria tutti i buoni propositi. Errori da analizzare con attenzione perché questo sembra essere il vero problema da risolvere in vista dell’imminente riapertura della fase finale della Champions League.
Le disattenzioni del pacchetto arretrato sono troppo macroscopiche per poter essere accettate con l’alibi delle priorità. È fisiologico che il campionato sia ormai al terzo posto nella lista degli obiettivi di Mazzarri e della società, scavalcato anche dalla Coppa Italia. Ma questa non può essere una giustificazione per mollare di testa e farsi surclassare da avversari che non hanno sulla carta stesso bagaglio tecnico e ambizioni.
Le difficoltà riguardano la fase difensiva nel suo complesso e non solo la terza linea. Le sbavature individuali e di reparto sono evidenti ma non sufficienti a spiegare il crollo della squadra. Per capirsi basta tornare al primo campanello d’allarme. Al 12′ Sculli (altro arrivo invernale) si accentra ignorato da Gargano, il pallonetto per Palacio, allargatosi a destra, è scolastico ma basta a disorientare Britos e Cannavaro che perdono le tracce dell’attaccante argentino. Il tiro in diagonale è fuori bersaglio. Sarà il fil rouge dell’incontro.
Neanche un minuto e viene fuori un’altra magagna. Palacio arriva di nuovo al tiro (anticipando di netto ancora Britos) in seguito ad un cross di Jankovic, notoriamente non un fulmine di guerra, ma nella circostanza decisamente incisivo sulla fascia destra dove mette in grave imbarazzo Dossena. Al 15′ è Mesto ad avanzare in fascia indisturbato. Il filtrante è per Gilardino (terza new entry rossoblù) che con un semplice taglio in diagonale semina Cannavaro, poi a tu per tu con De Sanctis perde l’attimo per concludere. I brividi si susseguono per incapacità di fare filtro centralmente, mancanza di aggressività sulle fasce, stato confusionale nel pacchetto arretrato.
Mazzarri dalla panchina si sbraccia e l’atteggiamento cambia. Il Napoli si abbassa e cerca solo uscite sporadiche in contropiede. Al 30′ il gol del vantaggio sull’ennesima disattenzione. Questa volta è Campagnaro a perdere Palacio consentedogli di coordinarsi tranquillamente prima di scoccare un tiro maligno che scavalca De Sanctis . Le defaillance si susseguono fino ad arrivare al 36′ quando un semplice attacco alla profondità di Gilardino disorienta completamente Cannavaro e permette al Genoa di chiudere il primo tempo meritatamente sul 2-0.
Nella ripresa esce il capitano e, con l’ingresso di Maggio sulla corsia di destra, anche il Napoli passa al 4-4-2. La partita si infiamma, il Napoli reagisce con orgoglio ferito ma gli orrori nelle retrovie proseguono. Al 5′ è Dzemaili a regalare goffamente una chance a Palacio che, lanciato a rete, inciampa sul pallone.
Con l’ingresso di Cavani per Zuniga all’11’ Mazzarri tenta il tutto per tutto. Il Napoli disegnato col 4-3-3 si riversa completamente in attacco dando l’impressione di essere superiore all’avversario. Impressione che amplifica il rammarico. Hamsik si divora un gol fatto pochi minuti prima della frittata finale. Maggio sbaglia l’anticipo su Moretti, sulla ripartenza Gilardino è completamente solo sulla trequarti. Britos e Dossena si dimenticano di Palacio che si allarga ancora a destra creando lo spazio per ricevere la palla dal compagno. Azione fotocopia a quella del primo tempo, ma esecuzione in diagonale questa volta perfetta: 3-0.
I due gol nel finale sono una magra consolazione. La domanda che rimane insoluta è questa: perché se Mazzarri chiede di marcare a uomo nella zona di competenza, prima accadeva e ora non accade più?
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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