L’esperto di tattica della Rai Adriano Bacconi sulle colonne de “Il Mattino” propone la sua analisi di Napoli-Pescara:
“Il Napoli domina in largo e in lungo complice un Pescara arrendevole e remissivo come quello già visto la settimana precedente contro la Roma. Evidentemente la cura Bergodi è ben lungi dal dare gli effetti sperati. La squadra adriatica è in questo momento impresentabile su certi palcoscenici. Il centrocampo a 5 abruzzese non fa filtro. Togni, nel nevralgico ruolo di metodista, è inadeguato. In questo modo gli azzurri scorrazzano tra le linee avversarie a proprio piacimento favorendo i suggerimenti in verticale per Insigne e Cavani che vanno a nozze contro una difesa che retrocede sempre invece di andare incontro alla palla.
Insomma sul 5-1 finale si deve fare giocoforza la tara se non si vuole incorrere in false illusioni. Le prestazioni di alcuni giocatori in particolare sono di molto ingigantite dall’inadeguatezza della controparte. Mi riferisco in particolare a Inler che ha avuto sempre la libertà per impostare l’azione (e finalizzarla), Hamsik che, come Totti una settimana fa, ha goduto di un incredibile trattamento di favore da parte di Togni, e di Cavani, sempre a nozze contro la catena sinistra del Pescara composta da Bocchetti e Modesto, due giocatori che non conoscono la parola interdizione.
Chiarito il contesto non possiamo non applaudire la prestazione del Napoli che ha avuto solo un piccolo sfaldamento psicologico, memore delle inopinate rimonte patite di recente, dopo il momentaneo 2-1 di Bjarnason, unica nota positiva tra gli ospiti. In quel momento la frenesia ha attanagliato un po’ tutti. Troppa la voglia di rimettere la giusta distanza tra sé e l’avversario. Troppe le verticalizzazioni immediate senza la necessaria preparazione dell’azione.
Del Napoli mi è piaciuto molto, invece, l’approccio alla partita e, per la seconda volta consecutiva, l’attenzione difensiva, gol subito a parte frutto di una tardiva chiusura della diagonale da parte di Mesto.
Tutti parlano del vice-Cavani, ma i gol al Napoli non sono quasi mai mancati, mentre in difesa ultimamente non tutto aveva funzionato alla perfezione.
Per spiegare l’efficacia di questi ritrovati meccanismi della fase di non possesso ritorno al 15′ del primo tempo della gara del San Paolo. Il Napoli è già in vantaggio di un gol, l’avversario inesistente, eppure sulla circolazione palla del Pescara la squadra rientra compatta sotto la linea della palla. Insigne, Hamsik e poi anche Cavani danno sostegno al centrocampo favorendo la densità nella zona centrale. Behrami può così sfruttare le sue doti di aggressività per andare a prendere alto Bocchetti. Inler gli dà la copertura preventiva presidiando la zona davanti alla difesa. Sulle fasce Mesto da una parte e Zuniga dall’altra inibiscono lo sviluppo del gioco in ampiezza occupando bene le corsie esterne. Gamberini e Britos mordono le caviglie di Weiss e Vukusic non concedendogli neanche un metro di campo. Alle loro spalle Cannavaro garantisce la superiorità numerica al centro. Il Pescara non trova spazio e appena cerca il passaggio filtrante Vukusic viene inesorabilmente anticipato da Britos che può scatenare la ripartenza del Napoli.
Hamsik, il giocatore in quel momento più avanzato, taglia il campo da destra a sinistra favorendo l’arrivo alle sue spalle di Cavani che punta dritto per dritto l’area di rigore. Insigne, allargantosi a destra, offre al portatore di palla una terza opzione. La difesa a 3 del Pescara scappa all’indietro togliendo profondità al contropiede del Napoli. Britos scarica quindi su Insigne che tenta lo spunto individuale fino al tiro in area ribattuto. Sulla seconda palla si avventa Hamsik che, come a Cagliari, non perde mai d’occhio lo sviluppo dell’azione. Sombrero su Bocchetti, dribbing con un controllo di controbalzo su Terlizzi e chiusura un po’ sporca, ma giusta come concetto, ad incrociare sul secondo palo di sinistro dove Perin non potrà mai arrivare. È il gol che sansisce una superiorità tecnica, tattica, mentale in tutti i reparti e in ogni zona del campo.
Non ha senso scorrere la partita in maniera didascalica ma c’è un altro episodio che merita di essere sottolineato. Al 24′ del secondo tempo Mazzarri toglie Gamberini per Dzemaili riproponendo la difesa a 4 già vista in altri scorci di partita. È evidente che sul 4-1 non c’è nessuna necessità di modificare l’assetto tattico della squadra. Il tecnico azzurro vuole provare soluzioni alternative al 3-4-1-2 ormai collaudatissimo quando la squadra ha tutti i suoi effettivi ma che potrebbe aver bisogno di alcuni ritocchi in casi di emergenza per squalifiche o infortuni. Da qui la scelta di provare nell’ultimo quarto di gara prima il 4-3-2-1 e poi il 4-2-3-1, con l’ingresso di El Kaddouri. Piccole idee crescono”.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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