L’analisi tecnico-tattica di Adriano Bacconi per “Il Mattino”:
“Napoli e Juve scendono in campo con precisi intenti visibili sin dalle prime battute di gioco. Il Napoli cerca la pressione alta per mettere in soggezione psicologica i palleggiatori bianconeri. Il primo tiro di Hamsik dopo appena dieci secondi dal calcio d’inizio ne testimonia la volontà. Sul rinvio successivo Buffon è costretto alla battuta lunga. Ma solo dopo pochi minuti il piano si rivela fallace per la presenza nelle squadra avversaria di un giocatore immarcabile e non facilmente condizionabile, Pirlo. Il regista detta legge per quasi tutto il primo tempo impressionando per sicurezza, dominio della palla e capacità percettive. Con il suo GPS sensoriale riesce a decodificare anticipatamente gli spazi e le intenzioni di compagni e avversari e di scegliere soluzioni tecniche efficaci in lassi di tempo minimi.
Il suo imprinting sulla partita mette la locomotiva bianconera sui binari strategici voluti da Conte. Ponendosi, in funzione dello sviluppo dell’azione, come vertice alto o basso rispetto al portatore di palla, Pirlo offre più soluzioni di passaggio, consentendo di alternare giocate in verticale su Vucinic o in ampiezza su Lichtsteiner. Varianti che disorientano il pressing dei padroni di casa. Il Napoli con il passare dei minuti perde metri, distanze e convinzioni. Il gol di Chiellini, su un’invenzione proprio di Pirlo, complica ancor più il contesto psicologico della sfida. Il Napoli rischia il tracollo più volte nella fase centrale del primo tempo. Al 15′ Pirlo riceve da Bonucci e lancia in fascia Vidal. Il movimento corto-lungo in area di Vucinic disorienta Campagnaro. Colpo di testa fuori di poco. Poco dopo altro assist di Vidal, lanciato ancora da dietro, e miracolo di De Sanctis, a tu per tu col montenegrino.
Il Napoli rumina calcio per vie orizzontali senza avvicinarsi mai dalle parti di Buffon. La Juve è fin troppo sicura di sè e paga, ancora una volta, la mancanza di un finalizzatore. Gli errori sotto porta di Vucinic pesano sul match come un macigno e Giovinco è sempre evanescente. Il Napoli così resta in partita e al 43′ trova il pareggio nel momento più complicato. Hamsik spinge a sinistra senza trovare sbocchi, Zuniga scarica allora su Inler che trova con la complicità di Bonucci il tiro decisivo.
La ripresa è un’altra partita. La Juve abbandona presto l’obiettivo vittoria iniziando a speculare sul vantaggio, comunque cospiscuo, in classifica. Smette di giocare in verticale e rallenta la spinta della catena destra Lichtsteiner-Vidal. Quando Bonucci cerca il lancio Conte lo richiama severamente, chiedendogli di tenere il pallone basso. Pirlo e compagni abbassano il ritmo e cercano il mantenimento della palla per portare a casa l’1-1. Gli azzurri allora buttano il cuore oltre l’ostacolo e tentano il tutto per tutto aumentando in aggressività e decisione nei tackle. La temperatura dell’incontro sale a tutto vangaggio dei partenopei, sospinti anche dal pubblico. Il passaggio al 4-3-3 è una scelta logica. Behrami più basso chiude i corridoi centrali per il passaggio filtrante su Vucinic, sterilizzando le poche velleità offensive ancora accese tra i bianconeri. Gli interni possono stare più alti e appoggiare meglio il tridente, grazie anche alla freschezza di Dzemaili. Gli spazi sono pochi, fioccano così le conclusioni dalla distanza che mettono a dura prova la reattività di Buffon.
Il Napoli ci crede e stringe d’assedio la Juve che fa solo azioni di alleggerimento ma in difesa soffre sempre di più. Entra anche Insigne ma al Napoli manca terribilmente il guizzo vicente di Cavani che duella di fisico con Chiellini senza trovare mai lo spiraglio utile. Solo quando incrocia Bonucci riesce a vedere la palla. Sul cross teso di Maggio l’impatto in anticipo è felice, ma la deviazione è troppo centrale per impensierire Buffon . Il gol non arriva neanche un minuto dopo, quando, dopo l’ennesimo tiro da fuori, questa volta di Hamsik, Dzemaili sbaglia il più facile dei tap-in. Gli 8 tiri in porta fatti nella ripresa contro le 2 conclusioni bianconeri testimoniano della buona volontà degli uomini di Mazzarri, ma anche la loro scarsa incisività”.
La Redazione
P.S.
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