La consueta analisi dell’esperto:
“Nei primi minuti si contano una serie continua di errori gratuiti: Gargano, Fernandez, Lavezzi, Grava, Cavani. È quest’ultimo a scatenare il primo contropiede, mortifero, degli ospiti. Il Matador va a sbattere, accentrandosi, contro il muro composto dai due interni, molto arretrati e molto agguerriti, dell’Atalanta Cazzola e Carmona. Il nazionale cileno è lesto, recuperata palla, a divincolarsi nel traffico e ad aprire su Schelotto. L’Atalanta col suo 4-4-2, compatto e prudente, nella sua semplicità non manca di efficacia. I 3 attaccanti e i 4 centrocampisti azzurri sono tagliati fuori dal passaggio di Carmona (foto 1). Schelotto corre veloce fiutando il pericolo potenziale del «3 contro 3». Il cambio di gioco è per Bonaventura il cui stop approssimativo è trasformato in un triangolazione micidiale dall’intuito e dalla rapidità di Maxi Moralez. Il giovane trequartista bergamasco si ritrova la palla balzellante sul piede sinistro e la incrocia nell’angolo lontano portando in vantaggio la sua squadra dopo appena 10’. Un gol che fa capire a tutti che sarà una giornata complicata nonostante 2’ dopo Lavezzi restituisca il maltorto con un’azione fotocopia. Questa volta è l’Atalanta a farsi trovare sbilanciata sulla verticalizzazione Gargano-Pandev. Il macedone è bravo ad approfittarne e puntare dritto la porta avversaria fino a convicere Stendardo a lasciare libero Lavezzi per chiudere su di lui. Facile a quel smarcare il Pocho che, con un po’ di fortuna, concretizza l’opportunità.
Il pareggio sembra schiarire le idee agli azzurri che ci riprovano però sempre e solo per vie centrali andando alla fine a favorire la densità che in quella zona fa l’Atalanta. Il Napoli continua, inoltre, a soffrire ogni volta che perde palla. Sarà il filo conduttore della partita. I patimenti maggiori sulle corsie laterali. Da una parte Moralez e Bonaventura dovrebbero essere presi in prima battuta di Dzemaili e successivamente da Grava, ma il loro tourbillon fa saltare i meccanismi difensivi. I due azzurri agiscono come corpi estranei non coordinandosi mai per aggredire e raddoppiare simultaneamente. Sull’out opposto Schelotto, ha un altro passo rispetto a Dossena, come vedono tutti al 25’ quando perde completamente le tracce del tornante italo-argentino che arriva al tiro da distanza ravvicinata. Dieci minuti più tardi è Cavani a rendersi utile in difesa recuperando lui su Schelotto, ma davanti il Matador non si vede quasi mai. L’Atalanta prende così convinzione e inizia a proporsi con maggior continuità rischiando a sua volta a qualche ripartenza di Lavezzi e compagni (foto 2), ma il gioco vale la candela. Hamsik non è in partita e il Napoli soffre le sue amnesie.
Così nella ripresa Mazzarri corre ai ripari pur senza effettuare cambi. Passa nuovamente alla difesa a 4 (come contro la Lazio) e mette Gargano metodista a protezione della nuova e tutta da sperimentare coppia centrale Fernandez-Grava con Campagnaro spostato a destra col compito di spingere un po’ per impegnare Bonaventura nella fase difensiva. L’Atalanta non si fa intimorire anzi, se possibile accentua la spinta su quella fascia, liberando più spesso anche Peluso dotato di corsa e tecnica. Un giocatore completo che dovrebbe essere tenuto d’occhio, a mio avviso, della grandi del campionato e, perché no?, anche da Cesare Prandelli. Alla fine da quella corsia arriva inevitabilmente il gol del 2-1. Bonaventura semina Campagnaro e crossa dal fondo trovando l’accorrente puntuale Schelotto che continua a portarsi a spasso Dossena. La parte sinistra dello schieramento azzurro sale per lasciare in un’improbabile posizione di offiside Bellini, mentre la parte destra rimane in copertura (foto 3). Nella spaccatura si crea lo spazio per l’inserimento indisturbato del capitano nerazzurro. Schelotto non può non servirlo sulla corsa. Bellini non può non segnare. Il Napoli non può fare questi errori. Gli uomini di Mazzarri non reagiscono. Il pubblico fischia accentuando le difficoltà psicologiche del momento. Mazzarri prova a cambiare l’andamento della gara tornando al 3-4-3 e inserendo Inler per lo spaesato Hamsik. Ma arrivano solo dei cross dalla trequarti in un’area intasata. È Carmona invece a trovare l’angolo giusto, sul classico tiro del mediano, dopo un’altra azione ricca di sbandamenti della difesa partenopea. È il gol che chiude la partita e forse le speranze azzurre di aggangiare il terzo posto”.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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