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Adriano Bacconi: “Napoli equilibrato e veloce, perfetto contro l’Arsenal. Callejon accentrato mossa decisiva”

Due sensazioni emergono sin dalla prima battute. Intanto il Napoli è equilibrato, i reparti sono collegati, il recupero è spesso alto. Inoltre il gioco è veloce, verticale, con gli esterni alti che stringono e quelli bassi che attaccano in ampiezza. Come avviene al 9′: Maggio cerca il lungo linea veloce per il taglio fuori di Higuain. Gibbs intercetta e riparte. Mertens lo raddoppia scippandogli la palla in tackle scivolato. Il tempo di alzarsi, buttare un’occhio davanti e lanciare Pandev, molto bravo ad allargarsi sul lato debole dell’avversario, purtroppo il tiro è centrale e prevedibile. Ma il Napoli c’è. Gioca senza soggezione psicologica nè tantomeno fatalismo.
Mentre le ripartenze degli azzurri si susseguono con giocate spesso a memoria, l’Arsenal vuole rallentare il ritmo della gara. L’obiettivo di Wenger è di speculare sull’ampio vantaggio di partenza, tanto da escludere il genietto Ramsey a favore del più solido Cazorla. Certo le qualità tecniche non mancano, come si vede al 24′ quando il prolungato fraseggio libera al tiro Giroud, il vero anello debole dell’Arsenal, che spara addosso a Rafael. Il Napoli nonostante le difficoltà non commette l’errore di Dortmund quando per la smania di trovare il gol del pareggio si era buttato in avanti lasciando l’arma del contropiede ai tedeschi. La mancanza del gol subito non stravolge i piani strategici di Benitez che aveva chiesto anche una grande attenzione difensiva, dimostrata anche dei frequenti falli tattici ad interrompere la ragnatela di passaggi dell’Arsenal.
Il pubblico sente che i suoi beniamini sono in partita, il San Paolo diventa una bolgia, gasata anche dal temporaneo pareggio dell’OM col Dortmund. Higuain è l’uomo chiave delle trame offensive. Il suo movimento corto-lungo sposta la compassata linea a 4 dei Gunners, crea spazi ai compagni (come accade ad esempio a Maggio al 34′ servito da un’altra apertura felice di Mertens). Oppure è lui a muoversi verso la porta avversaria partendo sempre con timing giusto per evitare l’offside.
Per la mossa che cambia la partita si deve però aspettare il secondo tempo quando il tecnico spagnolo decide di accentrare Callejon, fino a quel momento evanescente, togliendo Pandev e facendo spazio a sinistra ad Insigne. Lorenzinho entra subito nel vivo con un velo che premia l’inserimento di Armero, felice nel tempo d’inserimento, disastroso nella conclusione.
Callejon, si muove ora bene tra le linee. Al 60′ riceve e apre su Insigne. Di nuovo “2 contro 1” in fascia. Di nuovo Armero bravo nel timing della sovrapposizione, meno nell’esecuzione del cross. L’Arsenal è in difficoltà. Aumenta la pressione degli azzurri e fioccano le palle gol. Le dinamiche sono sempre quelle, attacco sul lato opposto con improvvisi cambi di gioco e ricerca immediata della profondità sul recupero palla. Arrivano così in rapida successione i tiri di Mertens e Callejon. Wenger capisce che serve cambiare qualcosa e butta dentro Ramsey cercando di dare più qualità al suo centrocampo. Invece le occasione continua a crearle il Napoli sull’asse inedito Callejon-Higuain. Quest’ultimo al 69′ si divora un gol fatto sulla rifinitura geniale del compagno. Lo schema si ripete tre minuti più tardi. Higuain dialoga nello stretto con Callejon prima di girarsi palla al piede ed incrociare di sinistro sull’angolo lontano. Il vantaggio è meritato, così come lo sarebbe la qualificazione. Il Napoli più bello dell’anno non si fida del Marsiglia, fermo sull’1-1, e continua a spingere. Arteta, forse frustrato dall’andamento del match, sdraia da tergo Callejon e, già ammonito, viene espulso. L’Arsenal in dieci diventa ancora più prudente. Nel momento del massimo sforzo arriva putroppo, oltre al 2-0 sul doppio pallonetto Insigne-Callejon, anche il gol del Dortmund. Rimane, oltre al rimpianto di una qualificazione svanita al ’90, la soddisfazione per aver ritrovato la convinzione nei propri mezzi. Un messaggio chiaro al campionato.

Fonte: Il Mattino.

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