Due minuti al novantesimo. Ramirez alza la testa e serve Di Vaio in piena area. Lo stop a seguire è di preparazione al tiro. De Sanctis contrae i muscoli preparandosi al peggio. L’attaccante carica il destro. Il San Paolo rimane col fiato sospeso. È un attimo lunghissimo interrotto dal recupero in tackle scivolato di Zuniga che, fresco di gamba e pensiero, impedisce all’attaccante anche il tentativo di dribbling. Neanche il tempo di riprendersi che Ramirez approfitta di un Napoli stanco e spaccato in due: salta secco Cannavaro e allarga per Morleo. Il cross sul primo palo è invitante. Ancora il taglio bruciante di Di Vaio. Il ritardo di Aronica è incolmabile. La zampata di esterno destro è la deviazione temuta. La palla schizza velenosa verso la porta. Siamo al 92′, sull’1-1…
In quell’istante corrono veloci le immagini di una partita condotta, prima del caotico finale, con intelligenza dal Napoli, ma senza la necessaria fantasia di Lavezzi. Una gara complicata, impegnativa sul piano fisico e nervoso, oltre che su quello tattico. Mazzarri si trova di fronte una squadra che gioca quasi con il suo stesso modulo e sicuramente con le sue stesse armi. Difesa a 3, centrocampo compatto, esterni attentissimi nelle contrapposizioni, un trequartista, Taider di 19 anni alla sua seconda presenza in serie A, che gioca con intelligenza, forza e ottimi fondamentali, due attaccanti che rientrano dietro la linea della palla a ripartono.
Così il tecnico partenopeo scopre quanto è difficile giocare contro il Napoli ed è costretto a provare, suo malgrado, la stessa sensazione di impotenza che deve aver provato al San Paolo qualche settimana fa Roberto Mancini. Gli azzurri provano a fare la partita utilizzando tutte le carte a loro disposizione. Il primo tentativo è di scavalcare dalle retrovie la linea mediana per lanciare Dossena e Maggio sulla corsa. Pulzetti da una parte e Morleo dall’altra li aspettano bassi non dandogli mai campo per raggiungere questi palloni.
La seconda opzione è il fraseggio stretto per vie centrali. Gargano e Inler si prodigano molto per dare velocità alla circolazione palla e connettersi il più rapidamente possibile sulla trequarti con Hamsik e Pandev che sembrano tra l’altro abbastanza mobili e ispirati. Ma Pioli adotta due contromosse che risultano efficaci in chiave difensiva. Taider balla sistematicamente tra i due mediani del Napoli impedendogli la giocata pulita. Acquafresca a destra e Di Vaio a sinistra rientrano fino a metà campo ostruendo le linee di passaggio per allargare il gioco su Dossena e Maggio. In questo modo Mudingayi e Perez possono permettersi di stare molto stretti uscendo solo in seconda battuta per raddoppiare alto su Inler o Gargano, quando Taider è saltato, o basso su Hamsik e Pandev, aggrediti spesso anche da Raggi e Cherubin, forti della copertura di Antonsson alle loro spalle. Il bisteccone svedese fa un figurone potendosi muovere in un raggio d’azione limitato e aspettando Cavani solo quando entra in area di rigore. La terza arma del Napoli è il tiro da fuori vista l’impossibilità di arrivare in area per vie centrali o esterne. Si assiste così, dalla mezz’ora in poi, a vari tentitivi dalla distanza di Pandev e Gargano, ma anche di Cannavaro e Aronica a dimostrazione di quanto il Napoli spinga con tutti i suoi effettivi.
Nel frattempo però il Bologna passa in vantaggio, ma non in contropiede come sarebbe potuto succedere al 13′ con Di Vaio. Il gol che mette a lungo in affanno il Napoli avviene a difesa schierata. Pulzetti tergiversa un po’ con la palla per poi mettere un cross sporco in area che sorprende i difensori. Campagnaro cerca di intercettarne la traiettoria ma va a vuoto. Cannavaro fa il passo avanti pensando al fuorigioco, ma la decisione è tardiva. Maggio rimane fermo e viene anticipato da Acquafresca che segna in assoluta libertà. Il merito del Napoli è di non mollare e nel secondo tempo nonostante la grande lucidità tattica del Bologna si produce in uno sforzo ulteriore. L’ingresso di Zuniga a destra con l’arretramento di Maggio, da più qualità alla spinta. Il passaggio al 4-2-3-1 obbliga, col passare dei minuti, l’avversario a rintanarsi. Il fallo di mano di Perez, punito col rigore trasformato da Cavani, è la conseguenza di questa pressione insistita.
Nel finale Mazzarri non si accontenta del pareggio riacciuffato. Mette Vargas prima, e poi anche Lucarelli per provare a vincere, ma ottiene un effetto boomerang. La squadra perde compatezza fino a concedere al 92′ il match-ball a Marco Di Vaio. L’attaccante è già pronto a esultare dopo il tocco rapinoso mentre la palla corre verso lo porta. Aronica da terra può solo guardare implorante il portiere e De Sanctis, come già col City, salva all’ultimo istante la sua squadra. È ben saldo sulle gambe e non si scompone, accoglie la palla tra le braccia facendo tirare a tutti i suoi tifosi un sospiro di sollievo.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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