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Adriano Bacconi: «L’assenza di Cavani non lascia riferimenti»

Nonostante la vittoria di Pescara sia archiviabile come una formalità, lascia al Napoli due grandi verità. La prima legata al peso della sostituzione di Cavani, la seconda alla permanenza sulla panchina azzurra di Walter Mazzarri. La cessione del primo dovrà accelerare la conferma del secondo.
Partiamo dal Matador, assente all’Adriatico per squalifica, così come la diga Behrami. Due vuoti “gravi” per l’assetto che la squadra ha trovato in questo preciso momento della stagione. Del primo tutti sanno in Italia e all’estero visto l’interesse riservato dai top team europei al bomber uruguagio. Molte meno attenzioni sono riservate al centrocampista che non segna con la stessa frequenza ma che, grazie alla sua capacità di coprire molti metri di campo, di dare copertura preventiva agli interni e di saper intervenire nei tackle anche estremi con la giusta scelta di tempo, consente agli altri centrocampisti di curarsi molto di più della fase offensiva.
Per questa doppia assenza e per l’obbligo di vincere la trasferta di Pescara era delicata, anche dal punto di visto psicologico. Il primo tempo ha confermato tutti questi timori. Bucchi ha schierato un 4-4-1-1 molto prudente, col baricentro basso e con gli esterni (Di Francesco e Caprari) che, al di là delle caratteristiche individuali, erano più propensi a ripiegare che ad offendere, tanto che spesso sono mancati i loro tagli sulle spizzate di Sforzini.
Il Napoli ha giocato a lungo sotto ritmo rinunciando a quel forcing che caratterizza i momenti di sua massima efficacia. Le palle gol sono arrivate più per manifesta inferiorità tecnica e mentale dell’avversario (vedi gol annullato ad Insigne su pasticcio della premiata ditta Balzano-Capuano) più che per reale supremazia tattica. Davanti si percepiva la mancanza di peso specifico. Obiettivamente Insigne è ancora lontano dal rendimento e dalla maturità tattica necessaria per poter fare reparto da solo. Mentre Cavani sa aspettare l’attimo giusto sul filo del fuorigioco prima di attaccare la profondità, Lorenzinho ritardava troppo la partenza o si buttava troppo presto al di là della linea difensiva del Pescara rendendo vane le tante imbucate tentate dai compagni di squadra. La mancanza di profondità ha tolto spazio tra le linee anche ad Hamsik e Pandev che si sono visti molto meno rispetto agli standard a cui siamo abituati.
Il Napoli senza Cavani è oggi una squadra un po’ involuta che deve rimappare il proprio computer di bordo e selezionare sul GPS percorsi nuovi per essere veramente pungente. Il gol fortunoso di Inler ad inizio ripresa e la passeggiata nei 45 minuti successivi non devono trarre in inganno. La monetizzazione della cessione di Cavani, così come il premio per la qualificazione Champions dovranno essere reinvestiti oculatamente per trovare alternative tecniche adeguate. Questa è la prima verità che è emersa chiara dal primo tempo di Pescara. La seconda verità è che l’unico tecnico in grado di gestire al meglio questa fase di ricostruzione è Walter Mazzarri. È lui l’artefice di questa macchina da guerra.
Il tecnico livornese negli anni ha dato ai suoi molto: identità di gioco, varianti tattiche, autostima, continuità. Qualità che non si trovano per strada e non si comprano all’ingrosso. De Laurentiis lo sa bene e sta facendo ponti d’oro a Mazzarri per convincerlo a investire il suo futuro professionale ancora ai piedi del Vesuvio e dei calciatori azzurri. La conoscenza dei limiti e dei pregi della squadra, l’intesa ormai atavica con Bigon e il giusto tempo a disposizione consentirebbero a Mazzarri di guidare con saggezza le operazioni di mercato in entrata. Forse per la prima volta il Napoli, col suo tecnico, potrebbe pianificare investimenti mirati per costruire una rosa di livello internazionale e puntare dritto a campionato e Champions, così come ha fatto la Juventus in questa stagione.
Il Napoli oggi può giocare quasi indifferentemente col 3-4-3, col 5-3-1-1 (come ha fatto a Pescara), col 4-3-3. Forse proprio quest’ultimo è il punto di approdo a cui pensa Mazzarri pensando al Napoli del futuro. Per arrivarci dovrà trovare difensori centrali in grado di reggere l’ “1 contro 1”, esterni capaci nelle due fasi, un play che oltre a distruggere sappia anche costruire, una punta centrale che attacchi gli spazi o giochi spalle alla porta, aprendo varchi per gli inserimenti di Dzemaili e Hamsik che hanno il gol nel loro Dna. Il nuovo Napoli dovrà valorizzare al massimo questa l’attitudine realizzativa dei due interni. Per questo Mazzarri ha confermato anche a Pescara il centrocampo a 3 con un vertice basso pessimistico orientato. Serviranno infine alternative credibili in tutti ruoli per poter giocare 60 partite a grandi livelli. Un progetto complesso e ambizioso che solo Mazzarri potrà pilotare al meglio.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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