“Alla fine del primo tempo, mi appunto tre fattori K. La prima costante è presente in tutti e tre i gol del Napoli (compreso quello negato a Hamsik). Tutti nati da calcio piazzato: il rigore, frutto di un angolo corto Lavezzi-Zuniga; il gol di Hamsik, arrivato con una punizione da sinistra di Lavezzi; il 2-0 di Pandev, a seguito di un fallo laterale di Campagnaro. La seconda costante è la distrazione di Chiellini che perde la marcatura su entrambi i gol «buoni» del Napoli, facendosi scappare prima Hamsik sull’assist di Bonucci (che coppia!) e poi Pandev, più reattivo ad arrivare sulla palla «sporca» di Maggio. L’ultima costante, incredibilmente, è Pirlo che, orfano di Marchisio e con un ginocchio a metà servizio, soffre per tutto il primo tempo la velocità del Napoli: commette il fallo da rigore su Lavezzi, poi incappa in un filotto di quattro palle perse nella propria metà campo: al 16′ con Inler, al 26′ con Pandev, al 27′ con Gargano, e al 40′ con Maggio che costa alla Juve il 2-0.
La partita per il Napoli sembra in discesa dopo un inizio con qualche apprensione di troppo. Conte inventa per l’occasione un disegno tattico inedito con una difesa a 5 atta a bloccare gli esterni del Napoli, in fase di non possesso, e a tenere Vidal e Pepe (nel ruolo di Marchisio) stretti e alti, nella costruzione del gioco. Ne viene fuori una gara spettacolare con la Juve geometrica e propositiva e il Napoli aggressivo e talmente incisivo che quasi l’assenza di Cavani non si fa sentire. Hamsik e Lavezzi si muovono bene sulla trequarti e Pandev, terminale avanzato, è più dinamico e tosto rispetto allo standard, bassino, a cui ci aveva abituato. I fattori K, tutti a favore, inducono il Napoli a rientrare in campo nella ripresa con un atteggiamento troppo conservativo. La capolista dimostra già al 1′ di essere ancora in partita (tiro di Pepe su scambio stretto con Matri). Al 3′ Aronica sbaglia l’anticipo su Vucinic (purtroppo per lui non sarà l’unico), la cui sponda scatena la combinazione centrale Vidal-Matri, improvvisamente solo davanti a De Sanctis. Maggio, infatti, non chiude la diagonale preoccupato dell’arrivo di Estigarribia. Il gol rende elettrica l’atmosfera.
Mazzarri chiede ai suoi di tenere palla per rompere il ritmo agli avversari ma c’è poco movimento e il pressing bianconero è soffocante. Il Napoli se la vede bruttissima per una decina di minuti. Inoltre si ritrova con un problema in più. Vucinic viene sistematicamente incontro al portatore di palla costringendo un difensore a seguirlo. La difesa azzurra rimane sguarnita e, quindi, più vulnerabile. Meno male che c’è Lavezzi. I suoi spunti fanno rifiatare la squadra che pian piano rialza la testa. Il Napoli riesce a ricompattarsi, seppur all’indietro, il muro funziona e serve anche per qualche rimbalzo in avanti. Tra il 20′ e il 24′ si registrano quattro attacchi veloci dei partenopei. L’ultimo è quello buono. Il break è di Maggio, il cross sembra innocuo ma la topica di Bonucci dà il via libera a Pandev che si gira in palleggio e chiude bene la voleè sul primo palo.
Sembra fatta ma è un effetto ottico. La Juve ha, nelle gambe e nella testa, una forza che sembra inscalfibile. Conte, sotto di due gol e con solo venti minuti a disposizione, non cambia nè uomini nè assetto. La squadra percepisce la fiducia e continua a recitare il suo copione, se possibile con ancora maggior convinzione. È Mazzarri invece a preoccuparsi. Fuori Pandev e dentro Santana per avere più copertura là nel mezzo. Ma non basta. 26′, Vucinic ancora una volta rientra e sulla sterzata semina Aronica, la difesa scala lasciando a destra Maggio ancora da solo contro Pepe e Estigarribia. La chiusura è sul primo, ma la spizzata di Matri recapita la palla sui piedi del secondo che segna, sfruttando anche l’orientamento sbagliato del tuffo di De Sanctis.
Ora è Pirlo ad anticipare Inler, è Maggio a dover rincorrere Pepe, è la Juve ad essere più aggressiva. Mazzarri sente scivolargli via la vittoria. Toglie Aronica e dirotta Campagnaro sulle tracce del gasatissimo Vucinic. Ma la cura è peggiore del male. Prima Vucinic si sposta sul fronte opposto e crea una palla gol nitida per Chiellini. Poi Fernandez, buttato nella mischia in un momento caldissimo, non è reattivo sull’ennessima percussione di Pepe. Gli chiude, in pratica, il triangolo, favorendone la conclusione vincente. Il Napoli non ne ha più ma per fortuna ha Lavezzi che prima salva su Vidal lanciato a rete ancora da Vucinic, poi si procura un paio di punizioni che anestetizzano il match.
Chiudiamo con il dato (dalla Opta-Sics), relativo alle palle recuperate nella metà campo offensiva che spiega bene la giustezza del risultato finale. Primo tempo: Napoli 8, Juventus 2. Secondo tempo: Napoli 2, Juventus 9. A buon intenditor poche parole”.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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