L’analisi di Adriano Bacconi sul match di domenica contro la Fiorentina:
“Il campionato inizia a delineare le prime gerarchie e lassù mette, insieme ai campioni d’Italia della Juve, anche il Napoli di Mazzarri. Certo siamo ancora alle indagini preliminari, passeranno del tempo e molti gradi di giudizio prima di arrivare alla sentenza definitiva, ma gli indizi sono chiari. Il Napoli che ha affrontato due avversari in un colpo solo (la Fiorentina e il terreno del San Paolo) ha i numeri giusti per lottare spalla a spalla per il titolo. L’aspetto chiave che induce all’ottimismo è la capacità, tipica delle squadre del tecnico livornese, di saper stare in partita anche quando il pallino ce l’hanno gli altri. Nel calcio si sa, capita a tutti di soffrire, di non trovare subito le giuste contromisure. In quei momenti conta essere squadra, sapersi compattare, stringere i denti, limitare i danni. Il Napoli ha nel suo Dna questa forza interiore.
Lo si è visto chiaramente nel primo tempo. La Fiorentina è squadra organizzata, dinamica, tecnica. Ha tutti i pre-requisiti per fare un grande campionato. Nella prima parte della gara Borja Valero, Pizarro e Romulo hanno messo in soggezione l’indedita linea mediana composta da Behrami e Dzemaili (foto 1). In avanti El Hamdaoui e Jovetic erano sempre nel vivo del gioco e si cercavano in maniera quasi frenetica. Come al 12′ del primo tempo quando Romulo, sempre molto aggressivo, ruba palla a Behrami e combina stretto con Jovetic. Il montenegrino libera poi al tiro dal limite El Hamdaoui, alto di poco (foto 2). Alla fine dei primi 45′ si conteranno 10 conclusioni dei viola, zero del Napoli. Sempre conclusioni sporche però, mai vere palle gol. Questo perché il Napoli ha saputo aspettare. Gli esterni hanno stretto il reparto di centrocampo, Hamsik e i due attaccanti hanno partecipato costantemente alla fase difensiva, accorciando le distanze tra i reparti (la lunghezza media è stata di soli 34 metri). Inoltre il pacchetto arretrato ha tenuto, dimostrando grande personalità. Britos, in particolare, ha contrastato efficacemente gli attaccanti viola non solo sulle palle alte (suo punto di forza) ma anche nei duelli in velocità e negli 1 vs 1 (suo punto di debolezza). Lo 0-0 alla fine del primo tempo deve essere letto, in questa logica, come una vittoria.
Nella ripresa l’ingresso di Inler e il calo fisico degli ospiti hanno rimesso in equilibrio il match (foto 3). Il Napoli ha potuto sfruttare la maggior esperienza e le ingenuità difensive dei viola, evidenti nei due gol subiti su palle inattive. Uomo-chiave della partita ancora una volta Hamsik che oltre a mettere al servizio della squadra gamba e idee, segna con incredibile continuità sopperendo così alle assenze di Lavezzi (definitiva) e Pandev (temporanea). Il suo gol, che ha sbloccato il risultato su calcio piazzato da sinistra, è stato un mix di timing (scelta di tempo nello stacco), forza (presa di posizione e spinta in alto nel duello areo con Borja Valero), astuzia (nello sbilanciare quel tanto che basta l’avversario e costringerlo alla deviazione sporca nella propria porta). Una rete che ha cambiato la storia della partita. Una volta in vantaggio, come già a Palermo, il Napoli ha preso il controllo della partita e legittimato la vittoria sfruttando l’evidente calo di tensione della Fiorentina. Rispetto a Palermo la squadra ha quindi perso qualcosa nella fase di possesso palla ma ha messo in mostra altre qualità, ugualmente necessarie per un campionato di prima fascia. Tra tutte la tenuta difensiva e mentale. Poi le qualità dei nuovi arrivati Insigne e Behrami, che, anche se a sprazzi, hanno fatto vedere, rispetto alla prima uscita, netti miglioramenti.
L’attaccante tascabile merita una finestra a sé. Ha giocato un bel numero di palloni (43), svariando molto sulle fasce (solo 9% di palloni giocati nel corridoio centrale). Ha fatto un assist e mezzo (considerando l’angolo battuto sul gol di Dzemaili), ma un solo tiro in porta. Solo 4 dribbling, ma il 75% riusciti. Purtoppo un solo tiro in porta e per giunta fuori dalla specchio. Numeri che parlano chiaro nella loro apparente contradditorietà. Gli spunti sono geniali ed i movimenti si inseriscono bene nel contesto di squadra. Manca ancora l’intesa con Cavani (si sono passati la palla solo 4 volte) e soprattutto la completa consapevolezza dei propri mezzi. A volte serve più cinismo, attaccare meglio l’area di rigore, cercare la porta con più caparbietà. Penso che la convocazione in Nazionale sia per lui una grande iniezione di fiducia, un’altra tappa importante nel suo percorso formativo che lo deve portare a crescere rapidamente per dare al Napoli quel contributo di gol, assist e colpi di genio che ha perso con la cessione di Lavezzi”.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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