Era stato incoraggiante l’inizio del Napoli, disposto in campo per atteggiamento, scelte tecniche e modulo come a Lecce. Lavezzi e Pandev ancora in panchina per favorire il pressing basso del centrocampo reso più solido dal contributo di Dzemaili e Hamsik. I due trequartisti rispetto alla vittoriosa trasferta salentina invertono la loro zona di competenza con lo slovacco dirottato sul centro sinistra, forse per sfruttare al meglio lo spazio alle spalle di Pjanic. Il Napoli lascia volutamente il pallino ai padroni di casa e riparte velocemente sfruttando spesso gli inserimenti degli esterni. Già al 9′ Zuniga su una verticalizzazione Hamsik-Inler si ritrova solo davanti a Lobont. Poco dopo è Rosi a servire inopinatamente Cavani che apre su Hamsik, doppio passo in corsa su Kjaer e tiro secco addosso al portiere. Insomma il Napoli sembra in pieno controllo del match dominando l’avversario come strategia e come personalità. La Roma vive di fiammate estemporanee, ma il calcio vive anche di episodi che cambiano l’andamento emotivo della gara. Quello che inverte il trend capita al 27′ quando su un’altra conclusione da fuori, questa volta di Totti, De Sanctis non legge bene la traiettoria e serve col suo scomposto intervento un assist delizioso per Gago. Il tap-in dell’ex madridista è incredibilmente fuori dalla specchio ma la clamorosa palla gol inietta fiducia nei giallorossi. Il Napoli retrocede impaurito concedendo con troppa facilità il tiro dalla media distanza alla Roma. Soprattutto la truppa di Mazzarri non trova più la forza per ripartire come aveva fatto nei primi 20’. Gli esterni sono costretti sulla difensiva, Rosi e Bojan arrivano spesso al cross dal fondo e Marquinho si butta dentro coi tempi giusti. Sfiora il bersaglio di testa una prima volta ma non fallisce al secondo tentativo quando Fernandez mette in vetrina tutti i suoi limiti strutturali facendosi aggirare e anticipare facilmente dal giovane brasiliano.
Per fortuna del Napoli c’è un altro momento «emotivo» della gara a cambiarne ancora l’andamento ed è la prodezza di Zuniga che trova un diagonale vincente ad inizio ripresa. Mazzarri ricomincia a pensare positivo come dimostra il cambio Dzemaili-Pandev che entra subito in partita. La Roma non trova contrapposizioni adeguate. Le palle gol si susseguono. Zuniga-Hamsik a sinistra, Pandev accentrandosi e Maggio dando ampiezza a destra allargano lo spettro delle soluzioni offensive del Napoli. Il gol è nell’aria, si aspetta solo la prodezza di Cavani che arriva puntuale con un’azione da manuale. Pandev si accentra e detta il passaggio filtrante a Inler. Cavani si defila per aprire l’angolo di passaggio e creare l’uno contro uno con Kjaer. Sembra tutto facile ma trattasi di gesti tecnici sopraffini, mi riferisco alla fase preparatoria, tre tocchi di esterno destro spostandosi la palla sull’interno del campo, e al tiro di interno a girare sull’angolo lontano, imparabile. Mazzarri con l’ingresso di Lavezzi al posto di Cavani pensa evidentemente a un giocatore che sappia tenere palla e prendere qualche punizione, invece di provare a chiudere la partita. In Napoli ha infatti molte occasioni per ripartire ma mancano la velocità ed i movimenti in profondità del Matador, così i contropiedi non hanno più il suo terminale naturale. Luis Enrique mette dentro anche Simplicio e Greco per dare un po’ di sostanza al pressing. La Roma tenta il tutto per tutto, il Napoli arretra facendo sempre più fatica a tamponare a destra e a sinistra. Maggio si fa saltare dal dribbling di Tallo che lo manda lungo fintando il cross e rientrando sul destro. Sul suo traversone è Zuniga, posizionato sul secondo palo, a farsi bruciare nel corpo a corpo dalla zampata di Simplicio. Un gol che punisce forse eccessivamente il Napoli ma che mette in evidenza i suoi limiti attuali. Una squadra in grado di esaltarsi quando ha il controllo della partita ma che non riesce a tenere difensivamente nei momenti, in qualche modo inevitabili, di difficoltà.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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