È una stagione intera che il Napoli non riesce a trovare il bandolo della matassa contro le squadre medio-piccole. Per un po’ si è data la colpa al turnover per la necessità legittima di concentrare le energie psico-fisiche sulle gare di Champions. Ma la pausa europea ha, se possibile, aggravato la tendenza alimentando i dubbi sulle capacità di Mazzarri di dare una manovra d’attacco convincente alla sua squadra, accusata di essere solo in grado di contrapporsi all’avversario per poi giocare di rimessa. Io contesto questa tesi. Il Napoli ha, secondo me, il problema opposto. Ha dei flussi di gioco molto lineari, addirittura eccessivamente mandati a memoria, tanto che i nuovi innesti fanno storicamente fatica ad entrarci dentro. Inizio azione, sviluppo della manovra alternata in ampiezza e in profondità, attacco alla porta e finalizzazione: sono sequenze successive incanalate in un percorso logico assimilato in allenamento e che dovrebbe portare i giocatori a muoversi in maniera coordinata e naturale in gara. Tutto questo ha il suo rovescio della medaglia. Le squadre avversarie studiano questi meccanismi con cura e quasi sempre preparano adeguate contromisure. Nella fattispecie un atteggiamento molto prudente con una difesa bassa e un centrocampo folto. Così ha fatto anche il Cesena (foto 1). Gli automatismi si trasformano così in un punto di debolezza rendendo prevedibili e, quindi, sterili le mosse di Mazzarri.
Anche il passaggio dal 3-4-1-2 al 4-3-3 è ormai una variante che gli avversari si aspettano nella ripresa se il Napoli deve sbloccare il risultato o tentare una rimonta (foto 2). In queste situazioni la squadra dovrebbe come si dice in gergo «rompere gli schemi», affidarsi maggiormente all’estro dei singoli, alle mischie in area o all’esito dei calci piazzati (anche mercoledì sera 9 angoli non sfruttati adeguatamente). Nelle passate stagioni molte partite il Napoli le ha vinte anche così. Quest’anno sembra che invece ci sia troppa voglia di voler dimostrare di saper giocare a calcio «da grande» per cui l’organizzazione e la padronanza del campo devono esserci anche a discapito dall’efficacia e dal risultato. Detto questo, la partita col Cesena ha dato anche delle indicazioni positive. Innanzitutto la ritrovata tenuta difensiva. A parte gli ultimi 10’ in cui il Napoli si è molto sbilanciato e il Cesena è ripartito spesso in superiorità numerica, i difensori hanno fatto con concentrazione il loro compito andando con decisione ad accorciare su Rennella e Malonga o a raddoppiarli in seconda battuta. Un ruolo prezioso lo ha svolto ancora una volta Gargano, sempre pronto a dare una mano nelle retrovie e a impostare e rifinire l’azione con buona lucidità. Da lui deve ripartire il Napoli, affiancandogli un giocatore più veloce di pensiero e di gamba rispetto ai due svizzeri che per ora Mazzarri ha alternato come interni. La vera opzione ancora poco sfruttata in quel ruolo è Hamsik. Lo slovacco potrebbe dare quel cambio di passo e quel passaggio in verticale di prima intenzione che tanto manca alla mediana del Napoli per guadagnare metri prima che gli avversari si riposizionino. Non si limiterebbero le capacità offensive di Hamsik che anzi, buttandosi in avanti a sorpresa, potrebbe aumentare il tasso di imprevedibilità della squadra. In avanti nei primi 30’, anche senza Hamsik e Lavezzi, la squadra ha prodotto buoni scambi e buone opportunità. Cavani è sembrato molto mobile e dentro il gioco, anche se non sempre preciso nel controllo. Pandev accentrandosi da sinistra ha spesso saltato l’uomo e creato situazioni di pericolo. Nella seconda parte del primo tempo la squadra ha perso un po’ di convinzione e di velocità che ha ritrovato nella ripresa con gli ingressi di Hamsik prima e Zuniga poi. Il «3 contro 2» a sinistra, con l’arrivo di Dossena, ha permesso di arrivare spesso in area di rigore ma sempre con troppa frenesia. Meno sfruttata la corsia di destra dove Maggio è sembrato un po’ isolato. Infine da notare che Vargas negli ultimi minuti si è reso protagonista di alcuni spunti notevoli. Col primo controllo ha quasi sempre evitato l’avversario per poi andare in combinazioni strette coi compagni. Segnali di risveglio importanti.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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