Cresce la febbre per la Champions, cresce il rendimento del Napoli. La squadra di Mazzarri ritrova finalmente tutte le sue caratteristiche vincenti: concentrazione, marcature ad uomo rigide, esplosività nelle ripartenze, grande concretezza sotto porta. La Fiorentina non è praticamente mai in partita travolta dal dinamismo e dalla determinazione agonistica dell’avversario. L’uomo chiave di questo ritrovato equilibrio tattico è Hamsik. Lo slovacco si sacrifica non poco a centrocampo nella fase di non possesso, soprattutto nel primo tempo, marcando ad uomo Montolivo ma non rinunciando mai a ripartire. E quando lo fa per la Fiorentina sono sempre guai. Le sue giocate sono essenziali e puntano esclusivamente alla massima efficacia. Mai un tocco di troppo, mai un gesto fine a se stesso. I gol che decidono la partita, quelli di Cavani, sono frutto dalla sua lucidità nel vedere i movimenti di smarcamento di Cavani e nel servirlo coi tempi giusti e la necessaria sensibilità tecnica.
Il primo: riceve palla nello stretto da Lavezzi, stop di piatto destro per proteggere la palla dalla pressione di Natali, tocco di piatto sinistro per girarsi e attrarre su di sè anche Gamberini, passaggio filtrante di interno sinistro nel corridoio tra i due difensori viola.
Il secondo: si propone tra le linee per ricevere la sponda di Cavani che attacca subito la profondità tenuto in gioco dal rientro di Cassani, passaggio di piatto, secco, apparentemente facile, di prima intenzione a liberare il Matador davanti a Boruc.
Decisivo anche l’apporto di Hamsik alla fase difensiva che si evidenzia nell’unica sua distrazione. Al 39′ del primo tempo si dimentica di seguire Montolivo. Il centrocampista della Nazionale può accelerare centralmente e liberare al tiro Amauri fermato da una segnalazione di offside che non c’è. Forse è proprio in quel momento, quando Mazzarri lo richiama ai suoi obblighi, che capisce quanto è importante il suo sacrificio per la squadra.
Ma anche gli altri non stanno a guardare. Dove non arriva Hamsik ci pensano Cavani e Lavezzi sempre pronti a rientrare. È questo l’atteggiamento che Mazzarri vorrà rivedere contro il Chelsea martedì prossimo. E vorrà rivedere anche molte altre cose positive viste a Firenze. Innanzitutto la grande applicazione del reparto difensivo. Le marcature ad uomo sono efficaci perché la terza linea ha sempre un uomo in più che garantisce la copertura alle spalle del difensore che va ad aggredire.
Piace ancora molto Grava, il difensore più rapido a disposizione del Napoli, ma piace, questa volta, anche Cannavaro, finalmente puntuale nelle chiusure e in grado di trasmettere tranquillità a tutto il reparto. Anche gli esterni traggono giovamento da questa ritrovata coesione tattica. Maggio e Dossena trasformano spesso la linea difensiva da tre a cinque, permettendo una più rigorosa chiusura dei corridoi centrali. In attacco si vedono solo saltuariamente, ma quando è il momento di proporsi lo fanno con decisione e tempismo. Nel mezzo il traffico è smistato da Inler e Dzemaili. I due connazionali svizzeri non devono mai strafare. Fanno scudo davanti alla difesa e servono rapidamente i compagni smarcati in avanti permettendo una sollecita fase di transizione.
Certo i meriti del Napoli sono dilatati anche dalla Fiorentina che ci mette del suo, così come il suo allenatore. Delio Rossi non sa fare di meglio che togliere Montolivo dal cuore del centrocampo quando lo vede braccato sistematicamente da Hamsik, mettendo nel mezzo, ad inizio ripresa, un impacciato e lento Salifu, preso ripetutamente di mira dal pressing del Napoli. L’idea di riversarsi in avanti con un avventato 4-2-4, con Marchionni e Cerci sulle fasce, spacca la squadra che lascia praterie a disposizione degli azzurri che non finale dilagano. Occorre, dopo questa larga vittoria, tenere alta l’asticella della tensione e affontare i Blues con lo stesso piglio. Ma l’arte di caricare il gruppo Mazzarri la conosce meglio di tutti.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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