L’analisi ai raggi X di Adriano Bacconi:
“Sin dalle prime battute si vede un Siena ben organizzato e razionale. Il Napoli va immediatamente in difficoltà sulle accelerazioni di Mannini e sugli scambi stretti tra Bogdani e Reginaldo, mentre la sua cricolazione palla è faragginosa, orizzontale e prevedibile. Il paradosso è che nonostante il Siena giochi con un modulo sperimentale, il 3-4-2-1, e faccia ricorso ad un vistoso turnover rispetto all’impresa di Torino, i suoi giocatori si trovano a memoria con meccanismi che sembrano molto collaudati. Ancora una volta Sannino rinuncia al suo 4-4-2 per impostare una stategia specifica per fronteggiare il Napoli. La squadra di Mazzarri procede invece a fiammate, come all’8’ quando Cavani taglia (e poi sbaglia) alle spalle dei difensori su passaggio filtrante di Hamsik o al 28’ quando arriva al tiri con uno spunto insistito di Pandev. Gli impacci maggiori dei partenopei si registrano soprattutto nella fase difensiva dove anche Campagnaro, forse l’elemento solitamente più affidabile, sembra in grave difficoltà anche atletica e sugli esterni con Maggio e Zuniga che non si vedono mai trovando le loro corsie di riferimento presidiate costantemente dagli esterni bassi avversari.
È così il Siena a prendere confidenza con la partita, i bianconeri alzano il baricentro e iniziano a tenere palla costruendo trame di gioco più elaborate. Un atteggiamento che permette al Napoli di rendersi pericoloso in contropiede. Al 36’ è infatti Cavani a rubare palla a D’Agostino e creare subito un «3 contro 3» che libera Hamisk a tu per tu con Farelli. Ma è il Siena ad andare meritatamente in vantaggio sfruttando ancora una volta una combinazione veloce Bogdani e Reginaldo, bravo poi a bruciare sulla scatto un Campagnaro quasi imbarazzante.
Al rientro tutti si aspettano di vedere in campo Lavezzi che invece si siede nuovamente in panchina. L’atteggiamento del Siena è più attendista. Infatti, una volta in vantaggio il Siena abbassa il baricentro che lascia campo al Napoli. Ma sono proprio i padroni di casa ad andare due volte vicino al gol con le iniziative brillanti dell’ex azzurro Mannini. Al 12’ entra finalmente Lavezzi con l’inevitabile sacrificio di un difensore e il passaggio al 4-3-3. Un cambio tattico che sembra dare subito buoni risultati con il Pocho che sfiora il gol su cross di Zuniga dal fondo. Ma un pressing sbagliato di Dzemaili e Maggio in mezzo al campo compromette ancora di più la partita. D’Agostino è bravo a seguire l’azione e ad andare a chiudere un cross di Rossi da sinistra: 2-0.
La reazione del Napoli, come spesso gli accade, è tanto potente quanto tardiva. Grazie anche alla spinta dei nuovi entrati Inler (nel ruolo di play basso) e Vargas (posizionato sul centro-sinistra) il finale di gara si trasforma in un assedio. Il forcing vive soprattutto di ardori individuali. Ancora una volta è Lavezzi a fare la differenza prima sfiorando l’incrocio su punizione, poi facendo secco Rossi da destra e arrivando al tiro, ancora una volta è Cavani a mancare però il tap-in vincente.
Gli ultimi minuti legittimano la parziale rimonta del Napoli e soprattutto permettono di ragionare sulla possibilità di puntare decisamente in futuro sul 4-3-3 che a Siena ha dato questi vantaggi:
1) la linea difensiva con un elemento in più garantisce migliore tenuta e permette un po’ di turnover tra i 3 difensori centrali.
2) Inler nella posizione di metodista, con più spazio di gioco e meno obbligo di corsa, può sfruttare maggiormente il suo senso tattico e il suo lancio lungo.
3) Hamsik nel ruolo di intermedio può dare velocità e aggressività al centrocampo, rifinire l’azione, giocare tra le linee e inserirsi senza palla, cose che fa più fatica a fare quando sta schiacciato sulla linea difensiva avversaria.
4) il tridente potrebbe distribuirsi meglio il campo d’azione facilitando l’azione di pressing e il presidio dell’area di rigore soprattutto sugli attacchi laterali.
Speriamo che Mazzarri ne tenga conto in vista del rush finale della stagione”.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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