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Addio Novantesimo minuto: finisce un’era

Il Tg5 batte il Tg1. Di cinque punti. Non era mai accaduto, in queste proporzioni, e il calo del telegiornale della Rai scatena una tempesta sul direttore, Augusto Minzolini. In più, a battere il Tg1, è anche il Tg3. I numeri, di domenica sera: nell’edizione delle 20, il Tg1 ha ottenuto uno share del 16,1 per cento (4 milioni 178mila spettatori). Il Tg5, diretto concorrente, alla stessa ora ha totalizzato invece il 20,41 per cento: 5 milioni 295mila spettatori. Quasi cinque punti in più, il notiziario diretto da Clemente Mimun, rispetto a quello curato da Minzolini, di cui il Cdr (con l’eccezione di Attilio Romita) chiede subito le dimissioni. E così l’opposizione. Già oggi si svolge un Cda importante, riguardante il piano di risanamento dell’azienda messo a punto dal direttore generale, Lorenza Lei, e il caso Minzolini –

«Un’emergenza dovuta a una linea politica faziosa e schierata»,

denuncia il Cdr del telegiornale – incomberà con tutto il suo peso.
Anche il confronto con il Tg3 è doloroso. Il notiziario diretto da Bianca Berlinguer, nell’edizione delle 19, ha raggiunto il 17,69 per cento di share (quasi tre milioni e 700mila spettatori), che s’è rivelato il più alto di tutti i telegiornali nazionali della serata. Da registrare anche il buon risultato del tg di La7: l’edizione delle venti ha ottenuto il 6,23 per cento di share, con oltre 1,6 milioni di spettatori.
Un sorpasso da Formula Uno quello di Mimun su Minzolini: questa la battuta circolante ieri. Il direttore del Tg1, che è in vacanza in Marocco, si difende così:

«Mai vista una fiera dell’ipocrisia, della faziosità e tante strumentalizzazioni come in questa occasione».

E ancora:

«Sono anni che il giorno in cui Rai uno trasmette il Gran premio del Brasile, con annesso l’inutile programma di commenti fine gara, il Tg1 perde la gara di ascolti con il Tg5. Perché al posto del traino pre-serale, L’eredità, ha un handicap pre-serale».

Minzo lascia, come gli stanno chiedendo Pd, Idv, Api, Fli? Macchè.

«Se vogliono rimuovermi per ragioni squisitamente politiche, e pensano di riuscirci, lo facciano pure. Io non me ne vado. Ma non accampino alibi che sono un’offesa al buon senso».

Intorno al «direttorissimo», come lo chiamano i politici amici, si schiera compatto il Pdl: da Lupi a Lainati, da Rotondi a Butti e a tanti altri. A cominciare dai membri del Cda Rai in quota centrodestra. Antonio Verro:

«Polemiche strumentali. Il Tg1 paga lo scarso ascolto della trasmissione che lo ha preceduto».

Alessio Gorla:

«Ancora una volta si strumentalizza un dato indiscutibilmente negativo per attaccare la linea politica del Tg1 e ciò indipendentemente dalle cause che hanno prodotto questa caduta di share».

Nino Rizzo Nervo, componente del Cda in quota centrosinistra, osserva sarcasticamente:

«Poiché è notizia l’uomo che morde il cane e non viceversa, non riesco a capire perché faccia notizia la frana degli ascolti del Tg1 dell’altra sera. Da tempo immemorabile, denuncio la situazione disastrosa in cui versa quella che una volta era la testata ammiraglia della televisione italiana, pubblica e privata, ormai sull’orlo di una crisi senza ritorno».

Poi:

«Sinora il vertice della Rai si è cucito gli occhi, tuttavia spero ancora in un sussulto di dignità e orgoglio aziendali. È sempre meglio tardi che mai».

«Nei telegiornali di Minzolini ogni giorno Berlusconi continua a essere presente per minuti e minuti, come se si volesse far credere agli ascoltatori che sia ancora Berlusconi alla presidenza del Consiglio»,

diceva ieri sera il senatore Pd Vincenzo Vita, definendo il Tg1 una «ridotta della Valtellina» o «la riedizione in sedicesima del clima di “Goodbye Lenin”».
Sul presidente Garimberti e su Lorenza Lei è forte il pressing per chiedere la sostituzione di Minzolini. Sul quale pende anche il rischio di rinvio a giudizio, il prossimo 6 dicembre, nell’inchiesta sulle note spese. L’Usigrai chiede la testa di Minzolini per il crollo di ascolti. La otterranno? Il presidente Garimberti ha detto di recente a proposito del Tg1:

«Quando la squadra non va, si cambia l’allenatore».

A risaltare, dolorosamente, è anche un altro dato. La sconfitta del telegiornale di RaiUno è in controtendenza rispetto ai risultati della rete. RaiUno infatti ha vinto, sia pure di poco, nella fascia del prime time, grazie ai due nuovi episodi di Tutti pazzi per amore 3: ha totalizzato il 14,92 per cento (pari a 4 milioni 425mila spettatori) contro il 14,33 di Canale5.
Intanto, nella palazzina del telegiornale a Saxa Rubra, le cui bacheche trasudano di messaggi anti-direttore, il clima è incandescente. Minzolini in redazione ha ancora i suoi difensori, ma gli attaccanti sono di più.

 

La Redazione

P.S.

Fonte: Il Mattino

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