Rigoroso, mai cinico. Sensibile e perfezionista fin nel midollo. Era il più giovane tra gli «anziani» del gruppo storico della Fotosud: con Giacomo ”Peppino” Di Laurenzio, Mario Siano e Antonio Troncone, Guglielmo aveva dapprima creato e poi trasformato l’agenzia fotografica del Mattino nella trincea più avanzata del fotogiornalismo napoletano, un radar sempre acceso sulla città, i suoi umori, i suoi protagonisti. I loro occhi diventavano i nostri occhi. Dalle guerre di camorra al Napoli di Maradona, dal terremoto dell’80 agli infiniti frammenti di quel puzzle quotidiano che si chiama cronaca. Un biglietto da visita per il Mattino, certo, ma anche un pezzo di storia, un pezzo importante di quella scuola di fotoreporter che a Napoli vanta nomi come Renato Carbone, Gaetano Castanò, Franco Esse, Luciano Ferrara, Ciro Fusco, Mario La Porta, Gianni Fiorito, Stefano Renna e tanti altri. Questo patrimonio di passione e di professionalità, ora che anche il più giovane tra gli ”anziani” della Fotosud non c’è più, non è andato disperso: il testimone di Guglielmo è già stato raccolto dai figli Renato e Manuela, mentre altri figli d’arte, da Sergio e Riccardo Siano ad Antonio Di Laurenzio, sono già da anni firme affermate del fotogiornalismo napoletano.
Dall’agenzia fotografica di Riccardo Carbone, in via Chiaia, al Mattino di via Chiatamone, un percorso professionale che lo ha portato a incrociare storie da brivido e migliaia di volti, grandi eventi sportivi e tanta, tantissima cronaca, la sua grande passione. I fatti. Da raccontare – attraverso gli occhi – con l’esperienza, il fiuto e il rigore del giornalista più navigato. Guglielmo continua a sorridere nelle fotografie e quel sorriso restituisce, intatto, l’entusiasmo che lo ha sempre divorato. A quelli come Guglielmo un’intera generazione di cronisti – la nidiata degli anni ’80 e ’90, per esempio, ma anche quelli arrivati dopo – deve tantissimo. Perché Guglielmo era uno di quei fotografi che, quando ti accompagnano sulla scena di una notizia, fosse anche la scena di un crimine, ti insegnano a vedere sprazzi di umanità anche laddove tutto sembra affogare nel buio e nel cinismo. Nascono anche così, i pezzi di cronaca, e certamente vengono meglio se c’è un fotografo che ti insegna il mestiere.
E poi le notti, le notti insonni trascorse insieme ad aspettare un’alba di polizia e un blitz nelle case occupate dalla camorra; ad aspettare l’apertura del mercato del pesce o a correre in autostrada sul luogo di una tragedia, di uno sbarco di clandestini, di una montagna venuta giù, perché i fatti non attendono, non attendono mai, e devi arrivare presto se vuoi fare lo scatto migliore. Oppure se c’era da partire con il buio per arrivare a Lampedusa e raccontare un evento più lieto, le tartarughe liberate in mare. Ma anche le notti di goliardia e di schitarrate al tavolo di un ristorante di Santa Lucia, la «comitiva dei fotografi e giornalisti», la chiamavamo, e Guglielmo non mancava mai, sfogliava il librone dei testi, sceglieva le canzoni e cantava con noi nella notte – Maurizio Cerino rigorosamente al flauto – prima di affrontare l’alba di un nuovo incarico. Un pezzo della nostra vita.
Quando Antonio Bassolino, da sindaco, veniva in via Chiatamone per un’intervista, o per incontrare il direttore, prima di salire al terzo piano si fermava sempre al primo, in fondo a sinistra dopo la mensa, per salutare i ragazzi della Fotosud. Talmente «dentro» la città da conoscerne ogni singola pietra. Uno dei ”ragazzi” di Guglielmo, Sergio Siano, ha recentemente postato su Facebook una foto nella quale si vede lui, Sergio, giovanissimo, all’ombra dei quattro «soci fondatori»: Guglielmo, Antonio, Mario e Giacomo. «Quando mi chiedevano – dice Sergio – quale dei quattro fosse mio padre, io rispondevo sempre: tutti e quattro». Perché le famiglie professionali, e quelle reali, spesso s’impastano, diventano una cosa sola. Alla famiglia di Guglielmo, alla moglie Silvia e ai figli Manuela e Renato va l’abbraccio affettuoso dell’altra sua famiglia, quella del Mattino. I funerali di Guglielmo si terranno stamattina, alle undici, nella chiesa di San Ferdinando in piazza Trieste e Trento.
Fonte: Corriere dello Sport.
La Redazione.
D.G.
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