Forse ha cercato istintivamente di riagguantare la vita che gli stava scappando davanti; come un animale ferito a morte, ha avuto un ultimo sussulto, prima di spiaggiarsi sull’erba umida, faccia in avanti, arreso. Questa sequenza, terrificante, il presidente Abete, l’ha vista più volte. E ha capito che davanti alla fine impietosa di Piermario Morosini, un semplice atto di deferenza non poteva bastare. E così il presidente della Federcalcio, dopo un rapido giro di telefonate, a partire da quella con il presidente del Coni, Petrucci, ha deciso che il calcio, questo calcio italiano frustrato da ombre pesanti, doveva fermarsi, immediatamente, ieri e oggi. Dalla serie A ai campionati dilettantistici, dal femminile al calcio a 5, meglio riflettere che far finta di non avere scelta nel gran circo del pallone.
Ci sono state anche le telefonate di Abete al presidente dell’Assocalciatori, Tommasi e a quello dell’Assoallenatori, Ulivieri. Anche Tommasi si è affidato poi a un comunicato: « Ora prevalgono l’amarezza e lo sconforto. Se nelle categorie professionistiche ci sono certe garanzie, decine di migliaia di ragazzi giocano nelle serie dilettantistiche con pochissimi controlli ».
Ulivieri per parte sua Morosini lo aveva allenato a Bologna: « Me lo ricordo di una serietà, di una compostezza, di una educazione e di una serenità esemplari. Quel che è accaduto mi convince ancora di più della bontà del fatto di aver inserito, nelle materie obbligatorie per il patentino Uefa B, un corso di pronto intervento, compreso l’uso del defibrillatore ».
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