Intolleranza sì. E sempre contro il razzismo. Senza fare neppure un passo indietro. Il presidente della Figc Giancarlo Abete non ha dubbi. Chiarisce subito, ad onta di dubbio. «Quella della lotta al razzismo è un impegno che va sostenuto senza esitazioni. Ma è evidente che la norma così come deve essere rivista nell’aspetto sanzionatorio». Nella sala giunta di Palazzo San Giacomo il presidente della Federcalcio lascia intendere che qualcosa, forse più di qualcosa, non funziona.
Presidente, lo stadio del Milan chiuso per ”discriminazione territoriale” adesso pare non piacere più a nessuno?
«Capisco anche io che c’è l’esigenza di voler rivedere il quadro sanzionatorio: cerchiamo però di non diventare ridicoli nel far passare delle forme di offesa triviale come se fossero delle forme di goliardia o ironia, perché non lo sono e non sono accettabili. In questa vicenda, non c’è proprio nulla da ridere».
Che fare, dunque?
«Ogni forma di discriminazione va punita perché, come ha detto il presidente del Coni Malagò, non ci può essere discriminazione all’interno della discriminazione».
Qual è la posizione della Figc?
«È quella di sempre, del resto la regola in questione è in vigore dalla fine degli anni ’80. Adesso, però, abbiamo dovuto omologarci alle sanzioni Uefa che prevedono la chiusura dello stadio e in caso di recidiva persino la sconfitta a tavolino e i punti di penalizzazione».
In questo modo il Milan e tutti gli altri club pagherebbero per le colpe di una minoranza.
«C’è un procedimento pendente, visto il ricorso del Milan, e io rispetto l’iter disciplinare. Fin qui in Italia abbiamo avuto tre curve chiuse ed ora c’è questa sentenza di primo grado che prevede la chiusura di San Siro, in Europa ci si comporta spesso in questo modo a livello sanzionatorio. Il Napoli, la Juve e tutte le squadre che fanno la Champions sanno bene come è severo il quadro sanzionatorio in Europa».
Il presidente della Lega, Beretta, invoca un Consiglio federale e parla del rischio di finire ostaggio degli ultrà?
«Lo convocheremo il prima possibile. Ogni forma di razzismo va punita, ma ci sono anche offese che non sono da considerare discriminazioni territoriali. Siamo tutti d’accordo sulla necessità di tarare al meglio le pene attraverso un’attenta riflessione tesa anche ad evitare fenomeni di protagonismo da parte di queste frange becere del tifo. La norma deve restare punitiva, ma non prestarsi a strumentalizzazioni di chi vuole creare danni complessive alle società ed agli altri spettatori delle partite di calcio».
Non è che questa è una marcia indietro rispetto a quando, a maggio, la Figc fece sue le disposizione e le sanzioni dell’Uefa sul tema razzismo?
«No, non lo è. Noi siamo d’accordo nel dover punire tutto ciò che va nella direzione di contrastare la lotta al razzismo. E su questo punto non ci smuoviamo. Dobbiamo soltanto rivedere, a mio avviso, le sanzioni per evitare che queste siano strumentalizzate da parte degli stessi soggetti».
Insomma, no ai ricatti degli ultrà?
«Ed è per questo che dobbiamo togliergli i mezzi per poterlo fare».
Basta chiudere un settore, dunque?
«È una idea. Ma decideremo in Consiglio federale».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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