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Abete: «Fermare il calcio non è la soluzione»

Le reazioni all'idea del premier

No, stavolta il Professore non sfonda. No stavolta le sue dichiarazioni choc non piacciono. Non entusiasmano. Anzi si tirano addosso sonore bocciature. Perché ha toccato il Moloch del calcio? Sì, certo ma magari – argomentano molti – anche perché il calcio è industria. Industria che dà lavoro e, dunque, non si può né si deve stoppare.
Giancarlo Abete presidente della Figc, risponde tra i primi chiarendo che sì «nessuno sconto per chi ha barato, ma fermare i campionati significherebbe mortificare tutto il calcio, penalizzare chi opera onestamente, la gran parte del nostro sistema, e perdere migliaia di posti di lavoro. Non è la soluzione». Poi Abete tira fuori i numeri e spiega: «Il calcio professionistico non riceve un euro di fondi pubblici. È finanziato da risorse provate e introiti commerciali. Versa 1.100 milioni l’anno all’Erario. I 64 milioni di contributo alla Figc sono per dilettanti, giovani, giustizia sportiva, settore arbitrale. Bisogna stare attenti a non ingenerare equivoci». Gianfranco Fini, presidente della Camera rileva: «Credo che quella di Monti sia stata espressione volutamente enfatica per sottolineare il suo sdegno e la sua preoccupazione, ma la dichiarazione di Monti non va presa alla lettera». Ma il premier finisce nel mirino anche a sinistra. Paolo Ferreo, leader del Prc: «Incredibile Monti: mentre mezza Italia non arriva a fine mese a causa della speculazione finanziaria che il governo Monti e le politiche europee alimentano, non trova di meglio che proporre la sospensione del campionato di calcio. Perché non si impegna a sospendere per due o tre anni la speculazione finanziaria»?
Attacca a testa bassa Maurizio Zamparini, patron del Palermo: «Monti dice solo stupidaggini. Prima di dire che bisogna ”chiudere” il calcio, dovrebbe pensare ai suoi problemi e a tutto quello che sta distruggendo e facendo chiudere lui con i suoi provvedimenti. Monti non si rende conto che, se chiude il calcio, chiude anche lo Stato: verrebbero meno più di 900 milioni di tasse l’anno. Si vergogni».
Gianni Rivera la butta sull’ironico: «Ma è Crozza che imita Monti o Monti che imita Crozza?», l’ex campione presidente settore giovanile e scolastico della Figc definisce «fuori luogo e fuori tempo» le parole del premier: «Chiudere il calcio per due o tre anni? Non è certo questo il modo di risolvere i problemi. È un peccato, avevo fiducia in Monti e nel suo governo ma non si può pensare di bloccare un’attività importante come il calcio, colpendo milioni di appassionati per colpa di una frangia di malfattori. Mi sembra che il premier, alle prese con seri problemi, abbia scelto di gettare la palla fuori campo. È un vecchio trucco». Scuote la testa anche Massimo Cellino, presidente del Cagliari: «Con tutto il rispetto che ho per Monti, da imprenditore e umile cittadino dico che i problemi vanno affrontati e risolti, e non si risolvono fermandosi». «Fermare il calcio? Allora bisognerebbe fermare anche la Borsa e ciò che non funziona. Piuttosto mandiamo in galera i furfanti…» insiste Victor Uckmar, economista ed ex presidente della Covisoc.
«Non sono tifoso; le pause del campionato non mi turbano» dice il vicepresidente del Csm Michele Vietti. Sul’indagine, silenzio assoluto: «Non posso intervenire, perché quando i magistrati lavorano il vicepresidente del Csm tace».
E la super olimpionica di canoa Josefa Idem commenta: «Di fronte a questo calcio cadono le braccia, il premier lo capisco: il suo però è uno sfogo, fermare il calcio per due-tre anni è impraticabile. Di fronte a certe situazioni hai voglia di chiudere la baracca penso a mio figlio che è un appassionato di calcio e vede i suoi idoli coinvolti nello scandalo. Ma se chiude il calcio chiudono i giornali sportivi, chiude un’industria intera: non è praticabile. Si sfrutti questa fase negativa per risanare il calcio: è distante dalla vita reale della gente. È qui che bisogna cambiare». Come darle torto?

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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