Un attacco violentissimo. Impensabile, per certi versi. Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, si è scagliato, con Cesare Prandelli al proprio fianco, contro la Lega. A suo giudizio, nemica della nazionale. «Il problema principale è che mai la Lega ha avuto con noi come in questo periodo un ruolo così insignificante: non ha rappresentanti nel consiglio federale, non è determinante, come in passato, nell’elezione del presidente. C’è una sommatoria di interessi individuali che ha fatto venir meno una proposta e quindi una possibilità di interlocuzione», il suo virgolettato.
Che i rapporti tra la Figc e la Lega fossero praticamente inesistenti era noto da tempo, ma nessuno si aspettava che Abete uscisse così allo scoperto, e in maniera tanto vigorosa, per sottolineare la spaccatura che c’è tra la Federazione e chi attraverso le società, gestisce il calcio. Prandelli, del resto, è stato più volte chiaro negli ultimi giorni, ribadendo il concetto anche ieri prima di tornare in Italia: la nazionale non interessa a nessuno, contano soltanto i tornaconti dei club. E l’uscita di Abete, il giorno dopo il (nuovo) sì di Prandelli, può essere anche interpretata come una mossa politicamente strategica per fare capire al commissario tecnico che la federazione è al suo fianco, al cento per cento e contro tutti. «Il 15 agosto c’è l’amichevole con l’Inghilterra, il 12 la Supercoppa a Pechino… Io chi convoco?», la sconsolata domanda di Prandelli sul tema.
Ancora Abete, stavolta contro il calendario internazionale che comprime lo spazio per la nazionale. «In due anni avremo a disposizione nove settimane di attività. Dovremo, perciò, puntare su un lavoro giornaliero che coinvolga anche le nazionali giovanili e tutte le nostre strutture tecniche per integrarle all’interno di un progetto. Il problema, però, rimane sempre il ruolo delle nazionali rispetto ai club», ha aggiunto Abete.
Il numero 1 della Figc ha anche ribadito che non ci sarebbe stato alcun colpo di spugna a livello di giustizia sportiva in caso di successo dell’Italia all’Europeo. «Voglio tranquillizzare che nessuno mai ha pensato a indulti. Neanche se avessimo vinto noi quattro a zero. La Federcalcio non ci ha davvero mai pensato, chi commette degli errori paga». Quindi sul rapporto nuovamente consolidato tra la federazione e Cesare Prandelli. «È stato un bell’Europeo, la Figc è molto soddisfatta per il risultato raggiunto, per il gioco espresso e per l’immagine che ha dato in un momento così difficile per il calcio italiano. Ha riconciliato la nazionale con i tifosi e questo è un patrimonio che va valorizzato».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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