Il dato della campagna abbonamenti 2016-2017 fa riflettere. Come riporta Il Mattino non erano mai state vendute poco più di cinquemila tessere nell’era De Laurentiis. L’anno scorso, a partire dal 2004, il record negativo contava 6427 tessere, mentre il minimo si era registrato nel 2002 con Corbelli e Ferlaino: 3395 abbonamenti. Solo la Lazio ha fatto peggio del Napoli, la Juve invece ha riempito nuovamente lo Stadium. Questa disaffezione si può spiegare con l’aumento dei prezzi delle tessere, varato dal Napoli dopo cinque anni, e la conseguente decisione di molti tifosi di acquistare i tagliandi per le singole partite, le più importanti; con la partenza di Higuain, un tradimento non assorbito; con la campagna acquisti che è stata economicamente onerosa e tecnicamente apprezzabile, ma che non deve avere convinto tutti. È un dato che può perfino sorprendere a pochi mesi dal migliore campionato del post-Maradona, come i numeri del primo anno di Sarri confermano. Tra gli assenti alle prime partite del Napoli, al San Paolo e in trasferta, c’è stato proprio il presidente. Ha assistito all’amichevole con il Nizza che celebrò i 90 anni del club il primo agosto, poi non si è più visto in tribuna. Non è certo che partecipi alle trasferte di Palermo e Kiev. È un prolungamento di vacanza – relativa, peraltro: De Laurentiis ha gestito in prima persona tutte le operazioni di mercato, da Tonelli a metà maggio a Maksimovic a fine agosto – oppure c’è in questa scelta l’amarezza per gli striscioni offensivi esposti da un gruppo ultrà in alcune zone della città a inizio agosto? De Laurentiis ha basato il Napoli su se stesso: ha le deleghe più importanti – amministrativa, tecnica, organizzativa, di rappresentanza – e dunque la sua assenza non può che sorprendere, specie in questo inizio di stagione, con gli azzurri che si preparano per la prima missione Champions, da affrontare martedì in Ucraina. I dati generali sull’affluenza di spettatori nelle prime due partite di serie A rilevano un calo che non si registrava da dieci anni e un’occupazione del 51 per cento degli stadi italiani. Napoli non sfugge alla statistica. La partenza di Higuain è stata uno choc, soprattutto per le modalità in cui è avvenuta, senza una telefonata di Gonzalo a Sarri e ai compagni con cui aveva diviso lo spogliatoio per tre anni. Ma la risposta dei giocatori, dei vecchi come dei nuovi, è stata un segnale di compattezza, confortante per l’allenatore e la tifoseria. Hamsik e Reina – la vecchia guardia – hanno chiesto di cancellare il ricordo di Higuain e gli hanno dato già appuntamento per le due sfide in campionato. Milik e Zielinski – la cosiddetta Napolonia – hanno detto con orgoglio di giocare in un grande club e Rog – giovane di carattere – ha chiarito che non sarà «una tragedia» partire dalla panchina mentre ci sono suoi compagni che contano i minuti trascorsi accanto a Sarri e quelli in campo, disposti ad accettare le staffette ma soltanto se dal 1′ giocano loro. Sono questi i comportamenti giusti, è questo il sentimento che deve ispirare il Napoli nella stagione più difficile e più esaltante. Così lo spettro di Higuain non aleggerà a lungo sugli azzurri, convinti come sono di poter ripetere l’ultima straordinaria stagione anche senza il Pipita. Che resti un ricordo quell’attaccante bravo e ingrato: oggi il Napoli sono questi ragazzi, con la carica di entusiasmo, la voglia di stupire e il desiderio di sciogliere i tifosi più freddi.
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