Come negli anni ’80. Arrivava un momento in cui l’acqua ribolliva perché Giuseppe Abbagnale saliva con il numero dei colpi per il rush finale: un cenno, e quella squadra vincente che era il due con dominava il mondo. Oggi il rush lo porterà all’assemblea elettiva in programma a Pisa il 17 e 18 novembre. Corre per la presidenza federale, quadriennio 2013-2016. Candidarsi, perché?
«Perché continuamente sollecitato da chi ama il canottaggio. In passato ho ricoperto molti ruoli in consiglio federale, la mia… predisposizione c’è sempre stata». Una scelta frutto dei deludenti risultati olimpici? «Frutto di ciò che pensavo già quando si è insediato questo consiglio: le Olimpiadi sono state il risultato di questo meccanismo». Se eletto, tornerà il metodo La Mura, che anche a Londra ha ricevuto tanti consensi? «Se lo dicono all’estero di aver copiato, c’è il rammarico di quello che abbiamo lasciato. Ma ora parlare di aspetti tecnici è superficiale così come di nomi e persone. È importante ribadire che c’è la volontà di cambiare per compattare un ambiente diviso». Cosa critica all’attuale Consiglio? «La gestione dell’area tecnica e l’aver disgregato l’ambiente utilizzando male le risorse. In qualsiasi azienda alla fine si traccia un bilancio: ricompattare il tutto e rimodellare il settore tecnico sono centrali nel mio programma».
Le risorse per Londra erano certe, quelle per Rio no. «Rio è domani, ma il problema è la prospettiva. Abbiamo pochi senior. I giovani ci sono ma non emergono. Lavoreremo anche per questo». Vero che Marcello Scifoni, n.1 del Lazio, rinuncerà alla candidatura per convergere nella sua squadra? «Aspettiamo per dirlo. Per ora c’è il mio nome, vediamo a quali convergenze porterà». Una delle grandi critiche avanzate all’attuale presidenza è quella di essersi dimenticata del Sud. «La mia non è una sfida nord-sud, non avrebbe senso. Il canottaggio del nord è più esteso, quello meridionale ha espresso potenzialità ma deve esserci un unicum, altrimenti non avrebbe senso».
Per molti il canottaggio è ancora Abbagnale. «Fa piacere che ti ricordino, ma in 20 anni non abbiamo costruito una figura alternativa. E la cosa che mi dà più fastidio è che ora confondono il canottaggio con la canoa».
Per Giuseppe la gara più dura? «Non dipende solo da me ma anche da chi mi deve sostenere: società, atleti, tecnici. Il primo obiettivo è riunire tutto il mondo del canottaggio».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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