L’avviso al campionato è in quel messaggio lanciato in una bottiglia di champagne stappata a ripetizione e il Napoli festoso che s’abbatte sul Chievo è la più autorevole anti-Juventus espressa da (altri) novanta minuti di calcio denso di spessore tecnico. Lo spettacolo avvincente del week-end è in un 4-2 in salsa partenopea che contiene gli ingredienti d’un noir estivo: c’è il pathos e persino qualche interpretazione un po’ osé, c’è l’autorevolezza nella propria espressione e pure qualche umanissima pausa: però, alla fine, c’è una dimostrazione di forza – persino psicologica – che costituisce il gap incolmabile per un Chievo orgogliosamente reattivo e sfiancato da se stesso.
FUOCHI D’ARTIFICIO – L’afa si taglia a fette e certo deve incidere un bel po’ in quei quarantacinque minuti che non t’aspetti, resi pirotecnici da una serie di disavventure personali da mettersi le mani nei capelli, con quattro gol e almeno altrettante occasionissime finite nel tritacarne per oscuri motivi. Ma è subito Napoli a trazione anteriore, con una squadra che sa correre (eccome; e quanto bene) in avanti e che solo quando si sgonfia va in affanno nelle retrovie. Il tempo di guardarsi negli occhi, di applicarsi all’interpretazione e Hamsik – sempre lui – ha già caricato il destro (13′) dello 0-1, una rasoiata irraggiungibile per Puggioni ch’è potenza e precisione. Il segnale immediato sembra una condanna già scritta e la percezione d’una distanza siderale tra Napoli e Chievo evapora quando intorno a Inler si crea il vuoto: la spaccatura è netta, indicativa, consente alla ferocia di Sannino di riordinare idee e soprattutto linee, di andare a pressare e a recuperare le seconde palle fino a quel momento sistematicamente tinteggiate d’azzurro. Poi ci scappa il pisolino di Britos (e Reina) sul cross di Hetemaj (23′) trasformato in pareggio da quel sanguisuga di Paloschi.
CONTROREAZIONE – Le grandi sono un po’ naif e il Napoli rappresenta in pieno il ruolo: quattro minuti ed è di nuovo vantaggio, stavolta prodotto da una disavventura di Sardo che Higuain impreziosisce con l’assist perfetto per Callejon. Ma è un sabato speciale, goliardico e generoso, e il Napoli che con Higuain sta per chiuderla (prima bravo Puggioni, poi è questione di centimetri) scopre che in fondo a quel calice c’è un pizzico d’amaro: il caos nell’area, Maggio copre male Paloschi e l’Inzaghi-2 trova impreparato Reina.
LA SCOSSA – Le partite però si cambiano, lasciando tutto gattopardascamente invariato: Benitez chiede al Napoli di ricomporsi, di smetterla con l’atteggiamento lascivo, di non rimirarsi allo specchio, di andare a pressare, di palleggiare soprattutto su Inler – sontuoso – e di essere freddo, razionale e convincente, ma comandando. La razza padrona si rimette in sesto, coglie la leggerezza di Inler, ignora le difficoltà di Behrami, s’accorcia e poi s’allunga, costringe il Chievo a vacillare e poi a crollare: tanto per gradire, ci pensa Hamsik (20′ st) con una mazzata terrificante al volo, dopo che Puggioni ha tentato disperatamente di resistere; e a quel punto, sulla scena, manca soltanto Higuain, che non ha più scogli dinnanzi a sé e può lanciarsi gioiosamente nel mare azzurro della felicità che gli viene spalancato dall’assist di Insigne.
LA SVOLTA – Un quarto d’ora d’impatto, prima di sciogliersi, di subire il Chievo e la sua capacità di allargare il campo, di piegarsi per rifiatare e di perdersi nelle distanze, di mostrare qualche lacuna difensiva e però poi di rialzarsi: la versione double-face del Napoli riesce però a restare rassicurante, a sottolineare la personalità acquisita e a scongiurare i timori che il passato stia per tornare attraverso quarantacinque minuti graffianti (i secondi…), attraversati quasi in scioltezza, correndo sempre in avanti – con Hamsik, con un Higuain altruista al servizio della comunità, con Insigne e Callejon – e però guardandosi pure alle spalle. L’equilibrio è la virtù dei forti.
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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