Terzigno, via S. Antonio. Casa Crispino è in un palazzo basso che guarda il Vesuvio dove i condomini si salutano con «forza Napoli» e un sorriso. Anna Lisa ha 29 anni, un dottorato di ricerca in filologia classica da finire e sempre un libro da leggere sul comodino. È mite e pacata, ma quando gioca il Napoli diventa quasi un capo ultrà. A guardare la partita con lei ci sono la sorella Valentina e il cognato Francesco, papà Maurizio con il cappellino del Napoli portafortuna, e nonno Antonio, che segue in tv tutte le partite del mondo. Mamma Teresa è in cucina, ma c’è. Inler tira. È una frazione di secondo: mentre si impreca per quello che sembra un tiro sterile, arriva l’urlo del gol. Il cappello di Maurizio vola via e in salotto si esaltano. Il «nennillo» raddoppia e il nonno scaraventa via il poggiapiedi per esultare. Il primo tempo finisce con un po’ di amaro in bocca per il gol del Milan e la generosità di Insigne. Si riprende. Per nonno Antonio, il fulcro del Napoli è Zuniga: è tutto un esaltarsi per i suoi affondi. Si capisce subito che il secondo tempo è sofferenza. Tanta, fino al due pari. L’unica soddisfazione, per una famiglia fan di Insigne, è la sua consacrazione.
Ilaria Puglia per “Il Mattino”
La Redazione
P.S.
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