A settembre si potrà tornare a scuola, rispettando ovviamente tutte le misure di sicurezza, e il primo vero banco di prova sarà l’esame di maturità quando gli istituti apriranno le porte ai candidati per l‘esame di Stato. Tutto dovrà andare per il meglio, proprio per testare il ritorno tra i banchi a settembre. Ma c’è già qualcosa che scricchiola: non si trovano presidenti di commissione disponibili a svolgere l’esame nell’anno del coronavirus.
E allora mentre il Comitato tecnico scientifico cerca soluzioni per mettere in sicurezza gli esami, gli uffici scolastici regionali chiamano a raccolta le scuole: mancano all’appello i presidenti di commissione negli istituti superiori del Lazio, ma anche in Piemonte, in Veneto e nelle Marche. Poche candidature, su cui forse avrà influito un esame che è tutto un’incognita. Il presidente di commissione sarà l’unica presenza esterna, con 6 commissari tutti interni. L’organizzazione dell’esame di Stato quindi, a un mese dal via, è ancora in affanno.
Ieri la ministra all’istruzione, Lucia Azzolina, ha portato allo stesso tavolo telematico i sindacati e gli esperti del comitato tecnico scientifico per accelerare sul protocollo di sicurezza che parte dalla maturità e arriva al rientro a settembre. Sugli studenti dovrà vigilare non solo il personale scolastico ma, come chiedono i sindacati, anche quello medico. «La tutela della salute non può essere demandata al personale scolastico ha sottolineato la Uil scuola nell’incontro con il Comitato tecnico scientifico – che non ha competenze mediche. È necessario che le scuole siano supportate dalla presenza costante e quotidiana di presidi medici».
Verranno predisposti protocolli in base ai diversi ordini e gradi di istruzioni e anche in relazione ai diversi indirizzi per la scuola secondaria superiore: per gli alunni più piccoli si valuterà la possibilità o meno di indossare la mascherina per l’intera giornata scolastica oppure, per i più grandi, sarà necessario capire come consentire, ad esempio, le lezioni in laboratorio. «È necessario formalizzare un protocollo di sicurezza – chiede Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – che preveda misure precise, univoche e puntuali, la cui applicazione garantisca la più ampia sicurezza negli ambienti della scuola ed eviti che responsabilità improprie siano imputate ai dirigenti scolastici». Servono indicazioni precise che prendano in considerazione diversi aspetti della scuola, anche quelli dell’edilizia tanto diversa da una struttura all’altra: «In città come Roma ad esempio spiega il presidente Anp dei dirigenti capitolini, Mario Rusconi ci sono edifici scolastici del 1500 o del 1800: in molti casi è impossibile garantire il secondo ingresso. Su questi aspetti il protocollo di sicurezza deve essere molto preciso».
Un altro aspetto da chiarire riguarda i dispositivi di sicurezza, sarà necessario infatti reperire fondi ad hoc. La spesa per un termoscanner va dai 40 ai 100 euro e ad ogni scuola ne servirà uno o più di uno quindi la spesa potrebbe diventare importante, soprattutto se associata all’acquisto di disinfettanti per le mani.
fonte: ilmattino.it
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