S’è animata presto, ieri pomeriggio, l’aula grande della scuola materna di Scampia. C’era voglia di festa, infatti, ma anche di solidarietà in quelle strade che Dio solo sa di quanta presenza di buon sociale e di legalità avrebbero bisogno. Ma c’era un buon motivo, ieri, per essere là. C’era da far sentire a Maradona la vicinanza di un quartiere intero. Beh, proprio intero intero no, ma comunque rappresentato da facce giovani e pulite, da mamme con bambini, da vecchi, irriducibili nostalgici dell’ex campione. Cento, più cento, più cento ancora in quelle quattro mura della scuola, dove da padrone di casa ha fatto l’avvocato Angelo Pisani, difensore di Diego in questa crociata bis contro i paradossi del Fisco “persecutore” – come è rimbalzato spesso in quella sala – e anche presidente di quella Municipalità.
VIVA DIEGO – Giocava in casa, insomma, l’avvocato. Giocava tra nuovi amici e antichi ricordi, invece, Beppe Bruscolotti. Il capitano di quel Napoli che poi affidò la fascia a Maradona. «Ma – gli disse – a patto che tu mi faccia vincere qualcosa con questa maglia azzurra» . E così fu. Maradona mantenne la promessa. «Un Maradona – afferma Bruscolotti, rimasto legato a Diego da amicizia solida e disinteressata – al quale questa vicenda delle tasse ha dato sempre un grandissimo fastidio. Anzi, di più: ha dato dolore, perché s’è sentito trattato come un evasore. Ma a me – continua il vecchio capitano azzurro – va più di ricordare l’immagine che ha saputo essere di Napoli Diego Maradona. Perché, piaccia o non piaccia, lui negli anni che ha trascorso qui, ha praticamente rappresentato Napoli nel mondo. Tant’è che ancora oggi il rapporto Napoli-Maradona è ancora forte. La gente, anche quella che non l’ha conosciuto, che non l’ha visto calciatore, lo aspetta con grande entusiasmo. E la loro speranza è anche la mia: rivederlo presto qui» .
Presto, sì, ma di sicuro non domani, Diego, infatti, come anticipato già da un po’, non sarà davanti alla Commissione tributaria provinciale che dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dai legali. Però è stato ieri a Scampia, l’argentino. Non di persona, è ovvio, e neppure collegato in videoconferenza come invece annunciato alla vigilia. Nient’affatto, nella sala grande della materna di Scampia, anche se con l’audio sopraffatto da una posticcia musica di fondo, è stato riproposto un messaggio registrato a Dubai tre settimane fa e già ascoltato a più riprese: «Non sono mai stato un evasore fiscale. Ho sempre pagato le tasse di cui ero al corrente» , s’è risentito dire. E poi: «Desidero che si metta fine a questa storia di equivoci per poter tornare in Italia per riabbracciare serenamente i vecchi amici. Non debbo nulla a nessuno e ribadisco il mio rispetto verso le leggi italiane e verso gli italiani» . Infine è riscivolato in quella sala anche il saluto alla gente di Scampia: «Vi abbraccio e spero di tornare presto» , s’è risentito, mentre lì a due passi, sui campetti dell’Arci di Scampia, quelli voluti, finanziati e costruiti dalla Fondazione di Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro, dietro un pallone si rincorrevano decine di bambini.
LA FESTA – Su quegli stessi spazi avrebbe dovuto esibirsi in serata anche un paio di voci melodiche già care alla gente di Scampia, ma il concerto serale è stato annullato per l’assenza improvvisa degli artisti. Ma poco conta. Maradona non se ne dispiacerà, visto che proprio lui, ribadendo che non sarà domani in Tribunale, aveva chiesto sobrietà in attesa dell’udienza. Udienza che, dice l’avvocato Pisani, accompagnato a Scampia dal professor Angelo Scala curatore del ricorso, potrebbe subire anche un rinvio. Ma questo dipenderà soltanto da quel che deciderà la Commissione dopo l’eventuale richiesta del collegio di difesa.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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