Casa, dolce casa: perché lì dentro, in quello stadio, c’è la propria storia, il vissuto, le gioie incontrollabili di due stagioni (entrambe) memorabili, il «triplete» ed il mondo osservato dall’alto d’una supremazia indiscutibile. Milan, l’è on gran Milan di nerazzurro vestita: ed in quel biennio, chiuso però tra i tormenti di un disagio interiore, c’è l’estasi dello scudetto, della coppa Italia, della Champions, della Supercoppa, della moderna «Intercontinentale», un’opulenza che resiste – inattaccabile – incollata alla propria memoria ed incastonata nella propria bacheca. E’ Milan-Napoli ed è il derby «personalissimo» di Goran Pandev, che di san Siro conosce qualsiasi rimbalzo (pure quelli falsi) ed i rischi legati agli effetti di un fascino chiaramente indiscreto della Scala del Calcio. E’ Milan-Napoli ed è una notte in cui si concentrano le emozioni (fortissime) di chi sa che in quell’ora e mezza sono racchiuse le possibilità di riaccomodarsi in Champions: e per riuscire ad orientarsi in quei cunicoli «insondabili» della sensibilità d’un calciatore, chi meglio di Goran Pandev può fungere da guida tecnica e spirituale? Una luce (per il Napoli) nella San Siro più segreta. Fuori i secondi.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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