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A Novara c’erano quattromila voci azzurre

« Siamo nella storia della Champions, ora sotto con il campionato », « De Laurentiis, ‘o sceicco do’ Napoli », « Si scrive Napoli, si legge amore ». Questi alcuni degli striscioni esposti dai tifosi partenopei nel settore loro riservato. Sono arrivati dai posti più impensati, persino da Gravina, in Puglia. Ma soprattutto dal Centro-Nord. Tifosi che non hanno possibilità di assistere alle partite a Fuorigrotta e approfittano delle trasferte da Roma in su per stare vicino agli azzurri. C’erano proprio tutti, ieri sera. I rappresentanti dei club di Milano 2006, Piacenza, Bologna, Forlì, Ivrea, La Spezia, Jesi, Mantova, Como e anche due dalla Svizzera, da Lucerna e da Martigny: mancavano in pochi ieri allo stadio «Piola». In quattromila, forse anche di più, distribuiti per metà nella zona riservata ai possessori di tessera del tifoso e per l’altra metà in quella che non ce l’hanno. Ma qui, l’accesso era riservato solo ai non residenti in Campania.
Quattromila e uno più raggiante dell’altro. La qualificazione agli Ottavi di Champions League, a spese del Manchester City di Roberto Mancini, grazie alla vittoria sul Villarreal, ha restituito al popolo azzurro la convinzione di essere entrati a far parte del mondo dei grandi. Un’ovazione interminabile quando sul maxischermo del «Piola» hanno mandato in onda alcune magie di Diego Armando Maradona. «Diego, Diego», si è levato da quella curva eccitata ed entusiasta. Bandiere al vento, cori interminabili un’ora abbondante prima del fischio d’inizio.

POCHO-POCHO – E dopo aver urlato, «Diego-Diego», ecco il coro che è diventato l’incitamento preferito dei tifosi azzurri «Pocho-Pocho». Da un argentino all’altro, per restare in tema. Si è levato quando il Napoli ha fatto il suo ingresso sul terreno in sintetico dello stadio di Novara. Lavezzi ha alzato la mano al cielo per ricambiare tanto affetto. Applausi scroscianti poi per Cavani, al grido di «Matador, Matador». Ma non era finita lì. I quattromila avevano riservato fiato anche per Hamsik, Paolo Cannavaro, Sasà Aronica, Maggio, Dossena e per Goran Pandev, chiamato sotto la curva per ricevere l’esortazione di quella gente che finalmente può gonfiare il petto per le prestazione in campo internazionale. «Ora il campionato», urlavano. «Regalateci un’altra vittoria», ripetevano a squarciagola.

NON SUCCEDERA’ PIU’ – Ma è stato l’ingresso in campo di Morgan De Sanctis, l’ultimo ad uscire dal sottopassaggio, che ha portato l’entusiasmo dei tifosi del Napoli a mille. «Morgan Morgan», mentre l’altoparlante dello stadio irradiava, «Non succederà più», guarda caso, il motivo preferito dal portierone napoletano. Tra la squadra ed i tifosi è scattato un feeling che ricorda tanto quello di ventuno anni fa. Una cosa sola, calciatori-tifosi. I napoletani s’identificano in Lavezzi, Cannavaro, Cavani e soci perché vedono in loro un manipolo di ragazzi quantomai attaccati alla maglia, che non mollano mai, capaci di pervenire al gol anche negli ultimissimi minuti (come a Bergamo). 

E MAZZARRI DOV’E’? – Mancava solo Mazzarri all’appuntamento con quei tifosi trepidanti e fiduciosi. Ma il tecnico non partecipa al riscaldamento, lascia che siano i suoi collaboratori a condurlo. Ma quando è sbucato dal tunnel il condottiero, ecco l’urlo «Walter, Walter». Per i tifosi, il vero artefice del miracolo azzurro è lui, Mazzarri. E poi De Laurentiis, definito dopo la qualificazione in Champions, lo sceicco di Napoli, perchè il vero sceicco, Mansur, dovrà scivolare in Europa League con il suo Manchester City mentre gli azzurri sono ancora in corsa. Ed ora vogliono tornarvi anche per lo scudetto. 

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport
 

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