E ora, si parte, con quel carico d’ansia delle notti prima degli esami e il virus che si diffonde di porta in porta: qui Catania a voi Monaco di Baviera, però passando da casa, per fare un pieno d’energia, per raccogliere le emozioni di chi non potrà esserci, perché in fin dei conti saranno in tremila e varranno per trentamila. La Champions è lì, e ciò che esce da quella Coppa con le orecchie grandissime, è l’entusiasmo popolare d’una città capace di stupire sempre, di spingersi oltre, di osare, di mettersi in marcia verso l’ignoto, vivendolo come una favola.
IL SUMMIT – E’ un fiume che scorre via veloce e silenzioso, un’onda ovviamente nomala che muove verso Monaco, per ritrovare gli amici, i parenti e soprattutto quel Napoli che li ha trascinati nell’Olimpo del calcio ripartendo dal sottoscala: si va e sono pronte le macchine, però soprattutto, i voli charter, per un mercoledì da leoni che finirà per concentrarsi soprattutto a Capodichino, allertata da un bel po’ e pronta per il summit di domani mattina, riunione organizzativa per una ventiquattore che, tra decolli e atterraggi, finirà per scaldare non solo i motori.
COME IN INGHILTERRA – Tremila in Baviera, tremila come a Manchester, nell’1-1 scatenante, il primo timbro autorevole posto sull’Europa che conta in compagnia d’una folla da mille e una notte, incredula di poter raccontare un giorno d’aver visto il Napoli fermare Dzeko e Aguero e, anzi, d’averlo fatto tremare, con Maggio e Cavani scatenati per prendere in contropiede qualsiasi pregiudizio con quell’1-0 da sceicchi. La Champions è un’ubriacatura collettiva, una calamita irresistibile, un’attrazione fatale che ne ha portati poco meno di cinquantamila a Fuorigrotta per il match con il Villarreal e ne riportati sessantamila per l’1-1 con il Bayern, due settimane fa, nel primo suggestivo double-face vissuto in un’atmosfera indimenticabile, con uno stadio intero ad accompagnare «the final walkon music» , la colonna sonora d’una generazione di supporters che cantava a squarciagola l’inno della loro vita calcistica.
RUSH FINALE – Si parte, con la classifica che strizza l’occhio al sogno e Napoli che ci crede però non lo dice, perché certe «confessioni» vanno evitate: ma, intanto, i tremila che tra si spingeranno nel loro personalissimo oktoberfest avvertono nell’aria qualcosa di nuovo. Il peggio è passato e l’estate del Fallimento è semplicemente un incubo demolito dalla realtà: stavolta c’è il Bayern, poi arriverà il Manchester, infine ci sarà il Villarreal. E’ una nuova dimensione, enorme, gigantesca, inimmaginabile in quel 2004 che sembra uno scarabocchio della storia: si ricomincia da tremila spettatori, assai meno della metà di chi s’è presentato ai botteghini per comprare il biglietto, forse un decimo di quelli che avrebbero voluto esserci: è l’ora e mezza dell’Allianz Arena e sarà un bel vedere, vada come vada.
DOPPIA VITA – Ma le quattro giornate di Napoli rappresentano lo spaccato di una nuova esistenza, finalmente dignitosa, anzi esaltante: da Catania a Monaco e poi, di slancio, al ritorno, domenica sera, di nuovo al San Paolo, per aspettare Madame, la rivale di sempre, la nemica carissima e per la madre di tutte le partite, la prevendita è già cominciata e promette bene: tanto per gradire, si viaggia verso un altro tutto esaurito. Sono nottate da far passare, ma tutti assieme, appassionatamente.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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