«I soldi e le risorse ce li metto io, state tranquilli».È il colpo di scena. La mano che si alza è quella di Aurelio De Laurentiis che interrompe, neppure fosse tutto preparato, il discorso del sindaco de Magistris. «Vero, serve uno stadio nuovo e l’idea di farne uno in un posto diverso da Fuorigrotta è svanito. Ma noi non abbiamo soldi e chiederne allo Stato in questo momento storico sarebbe un errore…». È a questo punto che arriva l’annuncio del presidente azzurro che decide di gettarsi nella mischia in prima persona. Il primo cittadino, fin a quel momento, aveva incassato bene un po’ di affondi del padrone del club azzurro. E un sassolino dalle scarpe se lo toglie, con garbo: «Bene. Sono contento. Sarebbe la prima volta che un imprenditore decida di investire soldi in città: fino ad adesso tutti promettono di fare qualcosa ma poi vanno altrove e io investimenti non ne ho visti». La sensazione è che il botta e risposta tra il presidente e il sindaco sia studiato e nasconda un feeling che tra i due sembra rinato dopo qualche incomprensione nel passato. Lo svela de Magistris: «Ci siamo incontrati nei giorni passati e siamo d’accordo che dobbiamo fare lo stadio nuovo dove adesso è il San Paolo. Uno stadio funzionale ed efficiente. Noi al Comune reciteremo la nostra parte». In questa maniera il sindaco raccoglie quell’invito lanciato dal numero uno azzurro, quel «facciamo lo stadio assieme» urlato a tutti dopo aver minacciato comunque di aver pronto nel cassetto il piano B. Ovvero di realizzare uno stadio da solo, magari «a Caserta dove il sindaco mi ha chiesto di farlo. E se voglio io ci metto 6 mesi per realizzarlo. Faccio come ha fatto Cellino (il presidente del Cagliari, ndr) anzi ci impiego un giorno in meno…». De Laurentiis aveva iniziato il suo intervento gettando sul tavolo una serie di spettri legati al SanPaolo: «Qui state tutti a impegnarvi sulla vela e il ciclismo che durano tre giorni, il calcio invece è una realtà per 365 giorni all’anno. E non si ferma mai. Abbiamo scadenze importanti per avere la licenza: la Uefa vuole che lo stadio sia pronto entro il 30 giugno. E io temo che non si faccia in tempo. E poiché adesso non lo è, al momento abbiamo indicato lo stadio di Palermo. Ma vi immaginate spostarci tutti in Sicilia per la Champions? Se calano i ricavi io non compro più nessuno e l’anno dopo resto a Los Angeles. Poi i tifosi se la prendono con voi». Non solo. Secondo De Laurentiis c’è pure il rischio di non giocare al San Paolo neppure le gare del prossimo campionato. «Non abbiamo ancora l’agibilità dello stadio. I tuoi collaboratori (poi qualche minuto dopo spiega che si riferisce al capo di gabinetto Auricchio, ndr) fanno una melina assurda. Prima c’era un dirigente che ce lo rilasciava puntualmente il 30 marzo. Adesso non più». Il sindaco replica a distanza di minuti. «Capisco, caro Aurelio, ma firmare quell’atto non è una cosa automatica: in quello stadio ci vanno 70mila persone alla volta. Comunque, il Napoli deve stare tranquillo – dice – le cose si sistemeranno nei tempi previsti». L’idea che De Laurentiis ha del nuovo stadio è in linea con quelli più moderni già realizzati nel resto d’Europa: «Attività commerciali e imprenditoriali, un museo del club, ristoranti e tanto altro. Tutto ciò che serve per autofinanziare la società e comprare nuovi campioni». Il sindaco è d’accordo e aggiunge: «Basta con le toppe, le pezze, i ritocchi e le pennellate al San Paolo: ora occorre fare le cose per bene. La convenzione scade nel 2014: stiamo già studiando la soluzione migliore per il futuro». In realtà nella mente di De Laurentiis c’è anche la realizzazione di uffici e altro. Lo fa intendere: «Quelli dell’Arsenal costruiscono il nuovo stadio, ma il Comune di Londra gli dà anche la possibilità di realizzare due milioni di metri cubi di uffici». Un altro messaggio. E pure questo non ha bisogno di essere decifrato.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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