NAPOLI – A destra o a sinistra: praticamente ovunque. A fare il pendolo, a garantire la fase attiva e (soprattutto) quella passiva, in genere meno evidente ma egualmente efficace, indispensabile. A rappresentare il collante, quello che garantisce l’equilibrio, che serve per allineare il centrocampo, per abbassarsi nelle coperture. Quello che non t’aspetti vada a fare la diagonale difensiva, quando Maggio è andato via in proiezione; e quello che non credi stia lì, in quello che comunemente una volta si chiamava contropiede ed ora viene definito ripartenza. O anche è l’uomo ideale per quella che nel basket viene definita la transizione: perché Callejon ha nel proprio codice genetico la capacità di andare in pressing e poi di scappare via, incurante della superiorità numerica, e dunque di ribaltare l’azione. E’ poliedrico: perché sa essere scheggia impazzita o anche razionale interprete del ruolo che gli spetta, perché si adatta sia su un versante che su quello opposto, perché è l’esterno multifunzionale del 4-2-3-1: due partite di campionato sono servite per mettersi (innanzitutto) a disposizione del sistema di gioco, ignorando il personalismo, la giocata solitaria, l’effetto che può creare un dribbling, numeri che pure ha nelle corde e che gli possono consentire di stupire ancora.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
L.D.M.
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