Il secondo tempo del Napoli a Catania è stato poco più che un allenamento, ma anche il poker calato nel primo tempo è scaturito da rare folate, prodezze o occasioni fortuite. Il periodo “una partita ogni tre giorni” volge al termine e si chiuderà proprio contro la capolista Juventus, appare così più giustificabile l’intenzione di risparmiare le forze.
La partenza del Napoli, se si intendono davvero i primissimi minuti, è stata di quelle intense: al 5′ erano già quattro i tiri, di cui due nello specchio, con una ghiotta occasione per Insigne al 1′. Dal 5′ al 20′ circa, però, il Napoli ha tirato una sola volta (segnando), mentre il Catania ben sei, di cui quattro nello specchio. Un dato che spiega come è andato il primo tempo: perché già al quarto d’ora il risultato era di 0-1, grazie al facile appoggio di Zapata a porta vuota propiziato da un assist perfetto di Callejòn, ma prima e soprattutto dopo il Napoli ha deciso, dopo la sfuriata iniziale, di lasciare il comando del gioco ai padroni di casa. Scelta poco edificante, se si osserva il Catania dei primi 45 minuti, ovvero una squadra volitiva ma confusa, insicura e molle. Non solo fragile in difesa, sul primo gol (e poi sugli altri) del Napoli, ma davvero innocua davanti, dove i “tecnici” Keko e Barrientos mettevano pur in crisi i “lenti” Britos, Fernandez e Réveillère (combinazione a dir poco azzardata) e in difficoltà un Reina un po’ meno abile del solito a bloccare il pallone. Anche le traverse prese in successione da entrambi i “falsi nueve” parlavano di un Catania pericoloso ma inconsistente in fase conclusiva, sebbene i pericoli nascessero soprattutto dalla lentezza della difesa azzurra e dagli enormi spazi lasciati da un Napoli lunghissimo e poco disposto alla corsa. In aggiunta all’incapacità di pungere e alla malasorte dei legni, il Catania ha visto piombarsi poi addosso anche un episodio beffardo: al 25′ un’uscita scomposta di Andújar ha prodotto un rimpallo fortunoso che ha messo Callejòn solissimo davanti alla porta vuota, ed è stato 0-2.
Intorno alla mezzora il Napoli ha provato la melina, di certo non per l’impensabile proposito di addormentare per un’ora la partita, quanto piuttosto per recuperare il possesso del pallone, fin lì lasciato (quasi del tutto) in mano al Catania. Dopo qualche minuto, però, è tornato ad allungarsi, spalancando di nuovo corridoi invitanti per le incursioni di Keko e Barrientos, ma a smorzare la sofferenza ci ha pensato un malconcio Henrique, capace di inventarsi un esterno destro pazzesco da posizione impossibile. Senza capirne il perché, il Catania era sotto 3-0, e c’è stato anche il tempo di prendere il quarto gol, di nuovo con un rimpallo che sa di beffa: palla che rimbalza sulla schiena di Zapata, finisce sui piedi di Callejòn che restituisce a Zapata, il cui rasoterra non irresistibile passa sotto il fischiatissimo Andújar. A fine primo tempo il Napoli straripava a Catania senza aver dunque fatto chissà cosa, lasciando l’iniziativa ai siciliani e producendo anche meno occasioni da rete, ma segnando quattro gol in più in virtù di maggiore fortuna e cinismo, e grazie alla fragilità difensiva dei catanesi.
Se i contenuti tecnici e anche tattici, per gli errori del Catania e l’atteggiamento del Napoli, nel primo tempo erano stati piuttosto bassi, nella ripresa si è visto uno spettacolo davvero poco appagante: il Napoli è tornato in campo senza alcun briciolo di agonismo, con fare da allenamento, rinunciando quasi totalmente a produrre gioco. Se si giustifica il buon senso di non infierire su un avversario palesemente allo sbando e castigato dal risultato, può risultare invece persino più umiliante per i rivali, e di certo non soddisfacente per se stessi, la scelta di tirare completamente i remi in barca. Nei 45 minuti di passeggio del Napoli, il Catania ha continuato a macinare azioni vogliose quanto confusionarie, a produrre folate arrembanti quanto mal rifinite. La buona volontà dei giocatori e il cambio di modulo di Maran con due sostituzioni (dal 3-5-2 senza punte di ruolo è passato al 4-3-3 con Petkovic centravanti) hanno portato qualche frutto nella seconda metà di gara: pur fallendo ancora diverse chance, fra errori e parate di Reina, il Catania ha segnato due volte con Monzón e Gyomber, cominciando a trasformare il rilassamento del Napoli in una sorta di rimonta da sogno, e da incubo e figuraccia per gli ospiti. A quel punto il Napoli si è leggermente ravveduto, ma fino alla fine il Catania ci ha provato, quantomeno a riconquistare il suo pubblico e ridurre il passivo. E del 92′ è l’ultima occasione del match, che lo riassume bene: Lodi pescato completamente solo davanti a Reina, colpo di testa fallito e occasione sciupata.
In Sicilia il Napoli ha prodotto poca qualità e pochissima quantità, allo scopo principale di limitare il dispendio di energie (soprattutto mentali). La fatica accumulata è tanta, e ci può stare una gara giocata con maggiore rilassatezza. D’altronde, negli ultimi tempi è capitato più volte che gli uomini di Benitez giocassero solo un tempo col massimo sforzo, per fisiologica indisponibilità di risorse atletiche. E di buono ci sono una vittoria molto rotonda, sebbene sia scaturita da un approccio del genere, e la doppietta di Zapata, che dà fiducia al vice-Higuaìn. Sperando che la fortuna sia la stessa il prossimo weekend, contro la Juve è scontato che l’atteggiamento sarà molto diverso.
Lorenzo Licciardi
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