NAPOLI – Ora il gioco si fa duro e bisogna (ri)mettersi duramente a giocare: senza (lo squalificato) Ghoulam e senza (l’infortunato) Maggio, senza (l’acciaccato) Mertens e senza (il desaparecido) Zuniga, senza esterni bassi e con quelli alti che sono ridotti all’osso, c’è un altro Napoli da creare. C’è una squadra che aspetta, c’è un attacco che ha Insigne e Callejon per fare le ali, c’è un tour de force da affrontare e neanche la possibilità di largheggiare tanto. Però c’è Mesto che torna, un’altra panchina, una settimana (magari piena) di allenamenti, e magari qualcosa può essere inventata, pur potendo contare su Henrique eventualmente a destra o anche su Behrami, che ci ha provato.
CHE SFORTUNA – Eh sì, adesso s’è complicato il futuro: la Roma può starsene beata a gestire se stessa e persino il recupero, e semmai il problema è rappresentato dalla Fiorentina, da quel profumo stordente di «viola», dal rischio di ritrovarsi in quel Cibali in cui può sempre capitare un miracolo: è accaduto in passato, tanto da trasformare il «Massimino» in un tabù, va evitato in questo rush finale in cui il pericolo di perdere posizioni si va facendo concreto. Sette punti rappresentano un vantaggio e magari la preoccupazione è di chi insegue: però c’è la congestione di partite, ci sono una serie di assenze da fronteggiare e la paura di vanificare la propria stagione che incombe.
TURN OVER – Ricapitolando, la formazione è un rebus, un fogliettino stropicciato ch’è figlio del bollettino medico: a destra ci possono andare Henrique e Behrami, se rischiare Mesto può rappresentare un azzardo; a sinistra ci può rimanere Reveillere; però in mezzo, con il rientro di Fernandez – che pare automatico – va pure considerata la pesantezza di Albiol, che ha smesso di essere se stesso e probabilmente ha avvertito il minutaggio altissimo a cui è stato sottoposto.
INCONTRISTI – Il problema è ovunque, di gestione delle forze e di amalgama: a Catania serve pure qualcuno che vada a far legna a metà campo, interditori che rompano il palleggio altrui, personaggi in grado di ridimensionare con il pressing la costruzione altrui e quindi Behrami ha qualche chanches, più di una; gli andrà cucito al fianco il play maker su misura: Inler s’è speso (e quanto) e Jorginho, che ha saltato l’Europa League e quindi ha dovuto spremersi assai di meno può proporre la propria candidatura al ruolo di regista classico.
E’ QUI LA TESTA – E’ in quella terra di nessuno in cui ormai c’è carenza: restano Callejon e Insigne per industriarsi da esterni offensivi, uno si prende la corsia di destra e l’altro quella di sinistra; va recuperato Hamsik, riportandolo ai suoi standard, e la serata in panchina contro il Porto è servita almeno per farlo rifiatare: ricomincerà lui, probabilmente, con il Catania, avendo il centrocampista slovacco nella corde la fase di scivolamento che è meno naturale per Pandev. E poi, davanti, ovviamente, Higuain, che ha sia in Zapata che in Pandev sostituiti last minute.
ALTERNATIVE – La spia rossa può accendersi a partita in corso, perché intervenire con gli uomini contati rischia di diventare un handicap notevole: Pandev deve provare ad industriarsi – eventualmente – da attaccante che sa stare anche largo. Ma a questo punto scenderà in campo il cuscino: e sarà vietato assopirsi, altrimenti il gioco si farebbe durissimo.
Fonte: Corriere dello Sport
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