E’ il compleanno di Diego Armando Maradona, quanti ricordi scivolano nelle menti dei tifosi partenopei; c’è chi penserà alle lacrime di gioia versate nella festa degli scudetti, chi alla magia di Stoccarda, o alla felicità del 5 Luglio 1984, quando sessantamila persone si radunarono al San Paolo per celebrare l’arrivo del “Pibe de Oro” dal Barcellona.
Sette anni magici vissuti da Diego Armando Maradona, fatti di vittorie (una Coppa Italia, due scudetti, una coppa Uefa ed una Supercoppa Italiana), ma anche di disperazione e follia. Non si limitavano mai alla sfera personale le gesta di Diego, nei successi e nei dolori si rispecchiava tutta la città, era una questione collettiva. La cultura comunitaria napoletana, che ama la piazza, gli amici, il nucleo solido della famiglia, radicata nella mentalità latina, trova nella vicenda di Maradona a Napoli il suo punto più esplosivo.
Chi stava vicino a Diego, racconta, infatti, delle sue fughe in piena notte per vivere una città magica ma tenebrosa, affascinante ma ricca di insidie e pericoli. Quel ragazzo di Villa Fiorito, “villa de emergencia” (corrispettivo delle favelas brasiliane) a sud di Buenos Aires, strappato dal pallone alla povertà ed agli stenti, si è trovato a combattere con l’oppressione del successo. Quante volte ci è caduto Diego: la cocaina, la camorra (quanti sospetti sullo scudetto dell’ 87-88), le donne, attrazioni che hanno colpito la sua personalità fragile ed incapace di respingere gli interessi che si incrociavano con il suo talento e che gli facevano abbandonare la dimensione umana della sua vita. Diego riscopriva l’esistenza lontana dai riflettori nella miriade di atti di solidarietà compiuti anche a Napoli, figli della sua attenzione ai più deboli, compiuti spesso in silenzio, affinchè rimanessero quello che erano: gesti di aiuto e non di promozione dell’immagine. La storia di Diego Armando Maradona è il cammino di un uomo che ha commesso i suoi errori, ma che non ha mai perso la forza di rialzarsi e lottare. Lo ha dimostrato quando ha combattuto per presentarsi al mondiale del ’94, nel quale fu squalificato per doping. Quel colpo avrebbe abbattuto chiunque, ma non lui, che dopo un anno tornò nel Boca Juniors, dove rimase due anni, prima di ritirarsi il 30 Ottobre 1997, giorno del suo trentasettesimo compleanno. Nel 2008 Diego ha compiuto un ulteriore prodigio, quando è diventato allenatore della Nazionale argentina, portando il genio e la sregolatezza che lo contraddistinguono sulla panchina della compagine della sua patria, realizzando così un suo sogno. Purtroppo l’avventura termina dopo il 4-0 subito dalla Germania nel Mondiale in Sudafrica. Diego vuole tornare su quella panchina, e se camminiamo nell’album della sua vita, dobbiamo credere che raggiungerà anche quest’obiettivo.
Maradona non ha mai nascosto il suo amore per Napoli, che ha definito la sua seconda casa. Non lo ha fatto con le parole, con le dichiarazioni di rito, ma con i fatti; si è caricato i problemi sociali della città sulle sue spalle, ha innalzato l’orgoglio dei partenopei, facendo esplodere nel calcio sentimenti di riscatto, che collimavano con il progresso sociale che conobbe Napoli.
Il capoluogo campano era ricco di sensibilità artistiche; Diego era l'”artista del pallone”, ma c’erano altre straordinarie personalità. Erano gli anni di Massimo Troisi e Lello Arena, del grande fermento musicale, con Pino Daniele, Eduardo De Crescenzo, Enzo Avitabile, Edoardo Bennato, James Senese, Mario Musella, Larry Nocella, Daniele Sepe, Marco Zurzolo. Pensando a quella Napoli, ricca di contraddizioni, ma con la determinazione ed il forte di desiderio di riscatto, facciamo gli auguri al “moderno re di Napoli”: Diego Armando Maradona. La capacità di rialzarsi mostrata da Diego deve essere da esempio per una città che deve ritrovare fiducia nelle proprie potenzialità, compattezza, unità e speranza nel domani. Peccato per la festa mancata, ma domani Napoli ti riempirà d’affetto “a distanza”, con la mente all’addio al calcio di Ciro Ferrara, l’ultima occasione in cui i napoletani hanno potuto riabbracciare il suo “re”. Nel countdown verso la mezzanotte, regaliamo a Maradona ed ai napoletani qualche video, che mostrano il cammino del “Pibe de Oro” al Napoli:
Ciro Troise
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