Orgoglio. Ma pure rimpianto. Il record del paradosso o quasi. Primo al primo, senza esser primo. Sembra uno scioglilingua, e invece è solo la sintesi estrema di statistiche, confronti e paragoni ovviamente da aggiornare nel tempo con la regola dei tre punti. Complicato? Mica tanto… E allora il soggetto, innanzitutto: Rafa Benitez. Poi il rendimento. Da ostentare, da annali. Cinquanta punti in campionato in sole ventiquattro giornate al suo primo anno sulla panchina del Napoli. Ne aveva fatti tanti solo Albertino Bigon, il papà di Riccardo, l’attuale ds. Quel Napoli, stagione 89/90, avrebbe vinto lo scudetto. C’era Maradona.
Benitez come Bigon insomma. Primo per punti fatti al primo anno di Napoli, eppure soltanto terzo in classifica. Va troppo forte la Juve, e anche la Roma ha fin qui tenuto un passo accelerato. Una beffa. Forse anche più della soddisfazione. Che pure c’è. Benitez da record. Fiero e tanto. Proprio lui, già sedotto e abbandonato dalla serie A. Lo studioso di Arrigo Sacchi, il maestro. Il giovane allenatore in visita didattica a Coverciano anche durante i giorni del viaggio di nozze. Benitez il vincente in Spagna e Inghilterra con l’idea fissa di imporsi anche in Italia. Cinquanta punti allora. Poco più di due di media a partita e con una proiezione di quasi ottanta totali. Cifre da grande. Subito e al primo anno. Lui e Bigon come nessuno mai in azzurro. Dietro, la fila. Allenatori diversi per epoche, sistemi di gioco e filosofie. Rino Marchesi terzo, signore di un altro calcio e soprattutto un altro Napoli. Castellini il portiere, Krol il leader, Pellegrini III il bomber. Stagione 80/81, le maglie non avevano ancora lo sponsor.
Oggi come allora però le rivali erano le stesse. La Juve vinse lo scudetto, la Roma arrivò seconda, Napoli terzo. Storie che tornano. E perciò fatti e uomini. Bigon, Benitez, Marchesi, Pesaola(43) quarto, Vinicio (41) quinto, e via via (fonte “il napolista”) gli altri, da Ranieri a Boskov passando per Mazzarri e Bianchi fino a Garbutt e Monzeglio. Ottantotto anni di Napoli e di allenatori all’esordio. Cinquanta in tutto. Cinquanta tondi proprio come i punti di Benitez dopo appena ventiquattro giornate del suo primo campionato. Benitez l’innovatore, il rivoluzionario, lo straniero… dei quartieri spagnoli. Rafalution. Metodi di allenamento, gestione del gruppo, sistema di gioco e mentalità nuova. Europea. E proprio la Champions è forse il rammarico più grande. Doppio. Stress, fatiche, turnover obbligato e punti sottratti al campionato. Uno sforzo enorme. Però che notti, e che Napoli. Battute Borussia, il Marsiglia due volte e l’Arsenal. Eppure eliminato, fuori, retrocesso in quell’Europa League che Benitez ha vinto un anno fa. E’ lui l’allenatore azzurro con più «tituli» di sempre. Dieci trofei in bacheca. Se vince la finale di Coppa Italia può fare una squadra di vittorie. La priorità è però il campionato, è la corsa sulla Roma, è la certezza di tornare in Champions. Ambizioni, gloria, investimenti ulteriori e altri campioni da attirare. Benitez primo al primo, con l’obiettivo di arrivare secondo…
Fonte: Corriere dello Sport
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