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L’ex azzurro Garics: “L’Italia mi manca, ho vissuto un miracolo”

"Il San Paolo è davvero una fortezza, l'ho provato sulla mia pelle"

È felice, György Garics. Nella sua voce si legge la soddisfazione per un’annata straordinaria. A Darmstadt, ha cullato un piccolo miracolo, quello di una salvezza in Bundesliga che sembrava lontanissima per una squadra neopromossa dalle risorse limitate. Anzi, di più: “Mi è sembrato di tornare piccolo, quando all’età di sette anni giocavo a calcio in Ungheria”. Una sfida accolta al volo, “anche se l’Italia è ancora casa mia”. Proposta tedesca accettata e affrontata da protagonista, da titolare fisso per tutta la stagione (fatta eccezione per qualche assenza per infortunio). E ora il finale più dolce, ancora da scrivere: un Europeo – il secondo – alle porte per sognare anche con la nazionale dell’Austria.

È stata una stagione spettacolare – racconta Garics in esclusiva a www.gianlucadimarzio.com – ora mi godo gli ultimi giorni liberi prima di iniziare il camp con la nazionale, da domenica. A Darmstadt è stata una avventura fuori dal mondo, un fatto grandioso per chi lo ha vissuto dall’esterno ma ancora di più per chi l’ha provato sulla propria pelle. Conoscevamo le nostre qualità e i nostri difetti, e sapevamo benissimo cosa potevamo fare e cosa no. Con una rosa inferiore alle altre squadre e con strutture  fatiscenti, staff medico risicato e disponibilità economiche deficitarie per una squadra che gioca in Bundesliga, abbiamo compiuto un miracolo. Credo che pochi giocatori nel calcio moderno possano vantarsi di aver provato un’esperienza del genere (ride). Siamo riusciti a fare un’impresa unica, difficile anche da ripetere per noi stessi. Abbiamo scritto a modo nostro la storia e sono troppo contento di averne fatto parte”.

Pensieri rivolti anche all’Italia, lasciata con dispiacere un anno fa. “Se sono pentito di essere partito?”, continua Garics. “Assolutamente no. Non mi immaginavo onestamente a 32 anni, con la mania dei giovani tedesca, di poter giocare in Bundesliga, ma sognavo un’esperienza come quella che ho vissuto e quindi sono felice di averla fatta. È stata unica, anche se non nascondo che l’Italia mi manca. Ed è anche uno dei miei motti: bisogna prendere ciò che c’è di migliore da ogni avventura. E vi assicuro: molte cose del nostro calcio (“Sì, mi sento italiano”) dovrebbero impararle qui in Germania”.

L’ultima esperienza italiana a Bologna, con l’amara retrocessione in Serie B. Per quella che, per György, era diventata ormai casa: “Bologna faceva parte della mia quotidianità e ormai ci siamo stabiliti lì definitivamente anche con la mia famiglia. Non avevo inizialmente intenzione ne di lasciare l’Italia né Bologna. Poi, come spesso accade, ci sono anche due parti che devono andare d’accordo: non è stato così e ho dovuto prendere al volo l’opportunità in Bundesliga, che non potevo rifiutare. Con l’Italia ho legame particolare, non nascondo che se avessi la possibilità ci ritornerei volentieri. Ho fatto in Germania un’annata spettacolare, però è il momento, a 32 anni, di fare delle scelte importanti anche per sé stessi e per i propri cari. Se riesco a trovare un’altra soluzione, un progetto per crescere ancora e avere un’altra possibilità lo farei volentieri, visto che ho anche un Europeo su cui puntare”.

Per Garics il futuro è adesso. E parla francese. Con l’Austria, qualificata con merito a Euro2016, inizia la seconda avventura internazionale dopo quella casalinga del 2008: “La Federazione è stata brava a dar tempo all’allenatore (Marcel Koller), uno molto maniacale nelle cose che fa. È riuscito a creare una squadra con una rosa importante, con giocatori tutti nella migliore età e che giocano nei migliori campionati europei. Abbiamo un gruppo importante con il giusto mix e voglia di vincere. Merito a Koller di esser stato capace di mantenere unito il gruppo, dando tempo e fiducia anche a chi faceva più fatica”.

In un Girone F spinoso, con Portogallo, Islanda e Ungheria: “È pericoloso, può succedere di tutto. Noi ci siamo qualificati da padroni del gruppo senza mai avere perso, d’altronde però in un torneo così basta sbagliare una partita ed è finita. Noi speriamo di partire bene, magari per fare un altro piccolo miracolo, coscienti che però i miracoli possono andare in una direzione o nell’altra”.

Un altro sguardo indietro, a quella Napoli che lo ha accolto appena arrivato in Italia e che oggi è protagonista in Serie A: “Sarri è stato grande, e non è un caso dopo il lavoro che ha fatto a Empoli. Ha saputo migliorare la fase difensiva, con a disposizione una rosa importante, ormai stabile nelle zone alte della classifica; ha disputato un ottimo campionato, per parecchio tempo anche migliore di quello della Juventus, che ormai è padrona della Serie A. Sarebbe stato difficile fare meglio. C’è anche da dire che con un pubblico del genere tutto è più facile, il San Paolo è davvero una fortezza, l’ho provato sulla mia pelle. E il Napoli non è solo Higuain”.

 

 

Fonte: Gianlucadimarzio.com

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