Insigne è uno dei pochi giocatori italiani che sembra sempre sotto esame. Come se ogni volta dovesse dimostrare qualcosa. E allora è evidente che Antonio Conte si avvia a fare dietrofront e a piazzarlo al centro del suo radar azzurro in vista dell’Europeo. Il ct vuole per la Nazionale uno che giochi tanto nella squadra di club? Eccolo, allora: 18 gare su 18, 1218 minuti in campo, 8 gol realizzati (uno ogni 160 minuti), 6 assist (uno ogni 214 minuti), 53 tiri complessivi verso le porte avversarie. Con il Torino ha mostrato allegria fisica e mentale, quella che ti fa osare le giocate importanti. Non è un caso che sia il miglior cannoniere italiano della serie A con otto gol, a parte l’italo-brasiliano Eder che ha 11 reti (ma 3 su rigore). A ottobre, Lorenzo ha lasciato Coverciano per fastidi al ginocchio operato un anno prima. Ne era nata un polemica ed era intervenuto Aurelio De Laurentiis. Sembrava tutto chiarito. Sembrava. Perché la volta dopo Insigne è rimasto a casa. Va bene, ha pagato ed è chiaro che Conte ce l’avesse proprio con lui quando disse: «Non credo che la maglia azzurra debba essere spiegata e chi non la capisce è inadatto e inopportuno a vestirla». A fine marzo, con Spagna e Germania, ci saranno gli ultimi due test match prima dell’inizio di Euro16 e allora, solo allora, si capirà se Conte avrà davvero cambiato idea o continuerà nella sua ostilità nei confronti del talento di Frattamaggiore. D’altronde, uno che fa abitualmente coppia con Higuain, farebbe la felicità di Eder, Pellé e Berardi. Col Napoli, Insigne sta incantando: gioca a tutto campo, libero e padrone. Lorenzo ha sempre snobbato le critiche, non ha mai disperso energia cattiva, ha fede in stesso, ama la sua maglia e banalmente fa il massimo ogni volta che Sarri gli chiede di onorala. La gente lo ama per questo. Oggi Lorenzo è un uomo solido, realizzato, e anche ieri ha vissuto la sua giornata in famiglia, tra il negozio del fratello a Frattamaggiore e il ristorante del suocero ad Aversa. Nelle ultime tre stagioni, mai aveva avuto questi numeri così impressionanti: certo, un anno fa di questi tempi, era ancora in riabilitazione mentre due anni fa, pur giocando con grande continuità, la porta non la vedeva mai (il primo dei tre gol in campionato, lo segnò a Verona il 12 gennaio del 2014). Neppure con Zeman a Pescara, nel campionato 2011-2012 al 6 gennaio aveva segnato tanto: sette gol dopo le prime 21 giornate di quel campionato di serie B. E otto gol aveva realizzato l’anno prima a Foggia, in Lega Pro, sempre con il boemo allenatore. Insomma, Sarri per Lorenzo il Magnifico è una specie di elisir di eterna giovinezza. E per Conte potrebbe essere un’arma micidiale con cui sfidare l’Europa. Un’Italia che crescerebbe in qualità e che offrirebbe pochi riferimenti alle difese avversarie. Ma soprattutto un’Italia dalla grande duttilità tattica che con Insigne potrebbe cambiare pelle anche nel corso della stessa partita.
fonte: ilmattino
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