Melo-Mela? “Oppure l’Ibra della serie D” perché vince e tanto anche: nelle ultime tre stagioni ha vinto tre campionati consecutivi con tre maglie diverse: dalla Torres all’Akragas, passando per Savoia. Per non dimenticare la sua prima promozione ottenuta con la maglia della Feralpi Salò grazie a un suo gol nei minuti di recupero. Giusto per. Giuseppe Meloni 2.0 in esclusiva su gianlucadimarzio.com.
“Mi definisco un ‘vecchio randagio’ nel senso che sono nato e cresciuto in una piccola città dove, prima di iniziare in una squadra, giocavo per strada. Mi piace spesso cambiare posto per conoscere nuove culture, nuove mentalità e nuovi posti. Il primo a credere in me è stato il presidente Roberto Goveani, ex presidente del Torino: con lui ho fatto il mio primo campionato in Eccellenza ad Ischia perché mi aveva preso dalla primavera del Calangianus e aveva comprato la società dell’Ischia portandomi con lui. L’unico a credere sempre in me è stato mio padre e questa carriera che sto facendo me la sto guadagnando con le unghie e col sudore, facendo parlare il campo”.
Giuseppe è un ragazzo semplice con pochi hobby ma confessa alcune sue passioni: “A volte gioco con la Playstation, soprattutto ai giochi di azione anche se qualche volta ho giocato a Diventa un mito. Non faccio il Fantacalcio ma avevo un hobby ed era Football Manager, dove fino a qualche anno fa mi massacravo”.
Dalla serie A alla serie D segna più di tutti… “Il mio obiettivo rimane sempre quello di vincere il campionato che in caso sarebbe il quarto consecutivo, sarebbe un bel record. Naturalmente spero di continuare a segnare a questi livelli perché fermarsi qui sarebbe un peccato perché ci avrei messo la firma ad arrivare a fine campionato a quota 19 reti, però visto che ci sono l’asticella si alza e bisogna arrivare a 30. Arrivati a 30 bisogna arrivare a 40”. Tantissime reti in carriera ma nel cuore quella realizzata nel giugno 2011: “Il gol che ricordo in maniera particolare è quello fatto in finale playoff con la maglia della Feralpi Salò contro la Pro Patria. Grazie a quel gol abbiamo vinto la finale e siamo stati promossi nella Prima Divisione di Lega Pro. E’ stato bello perché in teoria non dovevo giocare. L’allenatore Rastelli mi fece entrare a dieci minuti dalla fine della partita. Eravamo 1-1 e con quel risultato saremmo andati ai supplementari contro una Pro Patria che era uno squadrone. Praticamente avevo spizzato una palla al 92’: complice un rinvio del difensore avversario che mi aveva preso nella coscia, andai di corsa a riprendere la sfera e con uno scavino siglai il gol del 2-1 che ci permise la vittoria senza supplementari”.
“Da ragazzino tifavo per il Parma perché giocava Zola e quindi quella squadra mi affascinava molto. Difficilmente guardo una partita, mi piace più giocarla. Sono un giocatore anomalo, infatti non ho nessun tatuaggio anche se mi piacciono tantissimo. Sono del parere che devono ricordare qualcosa e avere un significato importante”. Melo-Mela segna e scherza così: “Quando deciderò di farne uno sarà legato alla famiglia o magari grazie a una vittoria di un Mondiale, potrò tatuarmi la Coppa del Mondo”.
Giuseppe era appena ventenne quando nella Nuorese ha conosciuto due ex giocatori che hanno calcato palcoscenici importanti come gli ex Cagliari Luis Airton Oliveira e Gianluca Festa. “Sono due persone in gamba dal grande carisma. Di Festa ricordo il suo fisico perché era davvero una bestia. Ogni tanto ci diceva: ‘Dai, attaccatemi in tre o cinque, quanti volete e vediamo se riuscite a picchiarmi’.Ma andavamo anche in sei e ci massacrava tutti quanti. Era un giocherellone mentre di Lulù Oliveira mi ricordo sicuramente il piede: era un grandissimo giocatore anche se venne alla Nuorese a fine carriera ma si vedeva ancora la classe che aveva, davvero un giocatore impressionante”.
Altra squadra, altra corsa… “A Fondi si sta bene, è una piazza tranquilla. La società è molto organizzata e vuole puntare in alto. Anche se la vetta dista cinque punti l’obiettivo è quello di vincere il campionato, ce la metteremo tutta per farcela. Il campionato è tosto perché ci sono corazzate del calibro di Taranto e Virtus Francavilla. Un campionato che non avrà una vincitrice in anticipo e si giocherà tutto fino all’ultimo turno. D’Agostino? E’ un ragazzo umile e tranquillo, bravissima persona, gran giocatore che là davanti ci dà una grossa mano, il classico trequartista che ci serve palloni da buttare in porta. Il mio gol più bello in questa stagione è stato contro il Manfredonia: sfruttando l’assist di Tiscione segnai in sforbiciata dopo aver sbagliato un rigore. Rimonta con sorpasso da 2-0 a 2-3 con una mia doppietta”.
Superpippo Meloni, perché Inzaghi è suo idolo da sempre. ”Gioco d’istinto. Tra tutti gli attaccanti mi ha colpito Filippo Inzaghi che aveva una voglia e una fame di gol allucinante, anche sul 5-0 esultava come un bambino ed era bello da vedere anche se esteticamente non era il massimo rispetto agli altri attaccanti. Però i gol che ha fatto lui in carriera non ce li hanno nemmeno gli altri giocatori più forti di lui. Per lui il gol era gol. Io quando segno non capisco più nulla, corro da tutte le parti. Ricordo una mia esultanza in occasione del mio primo gol con la maglia della Spal: la curva ha un’inferriata e mi ero arrampicato per esultare assieme ai miei vecchi tifosi; c’erano però degli spuntoni che mi avevano causato una ferita alla mano. Non mi importò nulla della mano, me la sarei aperta tante di quelle volte anche perché custodisco un ottimo ricordo della Spal. Ho sempre giocato da attaccante senza mai cambiare ruolo. Sono un po’ particolare e testardo. Infatti, nel secondo anno in cui ero in eccellenza e giocavo nella Nuorese, il mio allenatore mi disse: ‘Se io ti dico che devi giocare terzino, devi giocare terzino’. Gli risposi: ‘No mister. Se lei mi mette terzino io non ci gioco perché sono un attaccante’.
E Melo-Mela non aveva tutti i torti… perché Il “Melo” perderà anche il pelo via via con l’età ma non il vizio… del gol.
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