TORINO – Al Boca ereditò il dieci di Maradona, oggi indossa la maglia di Platini: nel percorso di Carlos Tevez c’è un pezzo della Juve-Napoli che fu. Nei suoi gol e nella sua classe c’è invece la promessa di impreziosire quel che è: classica ritrovata che profuma di scudetto, spot di progettualità dopo anni duri, adesso, con lui e Higuain, sfida tra stelle argentine.
INTOCCABILE – Sui social network e nei vecchi bar sport è aperto il dibattito su chi sia più forte: non mancano schieramenti netti, in un popolo di Ct è normale, ma è così difficile prendere posizione che perfino il grande Diego rinuncia: d’altra parte, quando guidava la Seleccion, lui li schierava insieme. S’era parlato di Higuain a Torino, prima di Carlitos, ci fu anche un vertice Juve-Real al Puerta 57, ristorante affacciato sul prato del Bernabeu, ma nessuno oggi si volta indietro o nutre dubbi sulla scelta dell’Apache, pur riconoscendo le qualità del centravanti azzurro. E’ costato pochissimo per essere un top player – 9 milioni più bonus – e s’è inserito a tempo di record nel mondo Juve e negli schemi di Antonio Conte, è diventato intoccabile (16 presenze) e solo Vidal segna quanto lui, ma più delle reti (7 reti, sei in campionato) colpiscono lo spirito di sacrificio, la generosità, il lavoro per la squadra. E dire che l’avevano presentato come un fuoriclasse complicato da gestire: «Magari fossero tutti come lui…» sospira l’allenatore bianconero.
SOFFERENZA – C’è un’immagine del ritiro che è spot dell’altro Carlitos, quello che la Juve ha imparato a conoscere ed amare strappando i luoghi comuni coniati in Inghilterra su un bad boy irrequieto in campo e fuori: lui abbracciato sull’erba alla figlioletta che fa… invasione dalla piccola tribuna di Chatillon e interrompe l’allenamento massacrante di mezza estate. Tenero, Carlitos, con le due principessine. E tenero, pochi giorni fa, con il terzo figlio in arrivo, quando ha raccontato la gioia di una nuova paternità infilando il pallone sotto la maglia dopo un gol, accantonando per una volta le dediche ai quartieri poveri di Buenos Aires, omaggio alle radici e ribellione all’oblìo, un gesto semplice per non dimenticare la sofferenza che si nasconde in qualsiasi barrio del mondo.
T-SHIRT – Avrebbe voluto ripristinare l’esultanza classica contro il Real, ma non è riuscito a sfatare l’incantesimo in Champions: la t-shirt è pronta adesso per il Napoli, consapevole del significato della partita per la sua gente. Anche se – non perde occasione per dirlo – « ogni partita ha lo stesso valore, eppoi conta che vinca la squadra, non chi manda la palla in rete». Sorride, Carlitos. Si gode il momento magico. Riflette su responsabilità nuove: «Vestire la maglia della Juve è più difficile di quanto immaginavo, tutti giocano al massimo contro di noi». Lo farà anche il Napoli, comproprietario del secondo posto, l’altra grande sfidante della capolista Roma con un argentino come simbolo.
Fonte: Corriere dello Sport
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