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«1982, il mio mitico mondiale», ‘Pablito’ Rossi e i ricordi di un’estate incancellabile

La sala al piano -2 de “La Feltrinelli” in Piazza Dei Martiri si tinge di azzurro-Italia con un ospite d’eccezione, il cui nome è la Nazionale stessa. È Paolo Rossi, Pablito come è stato ribattezzato dai due Mundial di Argentina e Spagna che presenta il suo libro “1982, il mio mitico mondiale”, scritto in collaborazione con la moglie, la giornalista Federica Cappelletti.

Il campione giunge in ritardo, accolto da un accorato applauso e dall’affettuoso abbraccio di Carlo De Gaudio, responsabile addetto stampa nel 1982, ma entra subito in confidenza con il pubblico, grazie anche alla conduzione spigliata di Ida Di Martino, giornalista di Radio Kiss Kiss.

“È un libro che racconta tutto del Mundial, – ha dichiarato l’ex nazionale – dal ritiro di Alassio fino alla cena con Pertini, nato grazie a un’idea di mia moglie, bravissima a metabolizzare il lato umano con storie piene di tenerezza. Si è stupita che la gente abbia dei ricordi tanto precisi di quell’avventura di ormai 30 anni fa. Era un calcio diverso, quello: il campione lo potevi toccare, era con la gente, anche con i giornalisti, ne ricordo 10 a Torino, sempre quelli ed eravamo diventati amici ormai.”

Un momento di particolare commozione si è avuto al ricordo dei nazionali scomparsi: il massaggiatore Sandro Selvi, il Prof. Vecchiet, Gaetano Scirea e l’indimenticato ct Enzo Bearzot che riceve l’applauso spontaneo dei presenti quando Pablito lo ricorda con particolare affetto: “Ha scommesso su di me dopo il calcio scommesse, facendomi giocare perché convinto che lo avrei ripagato. Un grande allenatore, minuzioso nella preparazione  e nello studio del tuo diretto avversario. Umanamente un po’ burbero, ma pronto a carezzarti in ogni momento, cosa che io apprezzavo. Non sapeva fare favoritismi e credeva che il gruppo dovesse essere unito e compatto. Avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.”

C’è ancora amarezza quando menziona la sua squalifica per lo scandalo scommesse nel 1980: “Per 60 secondi ho perso due anni…”, mentre parla volentieri del valore della maglia della Nazionale: “Non capisco proprio perché venga inspiegabilmente rifiutata… è la gioia più bella, come rinunciarvi? I club dividono, mentre lei unisce, mette d’accordo e rappresenta tutti! I tanti soldi che girano nel calcio oggi, poi, sottraggono i valori veri, tolgono il sorriso, mentre sarebbe bene stemperare le tensioni, perché non si vive di soli risultati.”

Il Mondiale del 1982 fu segnato dalle vittorie su Brasile e Argentina, “Un mondiale speciale, che ha lasciato il segno e questo lo dice la gente, non io.” Un mondiale che vide la presenza di Maradona: “Era fortissimo, ben piantato sul terreno, lo era già a 19 anni, nel 1979, lo marcava Tardelli, non lo beccavi mai… ma nel 1982 Gentile fu un buon osso duro anche per lui come per Zico e Diego non incise più di tanto….” Il discorso si sposta, poi, sul Napoli anche perché Paolo Rossi da telecronista per Sky, commenterà la finale di Monaco tra Chelsea e Bayern.  “Buona l’annata degli azzurri, specie in Champions, dove avevano delle possibilità di arrivare alle semifinali. A Napoli il Chelsea poteva tranquillamente prendere altri gol, mentre a Londra è stato diverso; il passaggio del testimone a Di Matteo è stato determinante, con alcuni giocatori letteralmente rigenerati, Terry ad esempio, a fare il resto c’è stata l’inesperienza. E ora c’è la finale di Roma; non sarà facile perché la Juve quest’anno è davvero forte, grazie anche ad un allenatore davvero super. Sui fischi a Lavezzi non condannerei il giocatore che ha delle motivazioni sue: possono essere economiche, di ambizione, di progetti. Certo, per il tifoso non è lecito ambire ad altre squadre, ma credo che per quello che il Pocho ha generosamente dato al Napoli in questi anni, i fischi siano stati, per contro, ingenerosi.”

Con il microfono al pubblico giunge puntuale la domanda sul suo rifiuto alla proposta di Ferlaino nel 1979: “Parlai con Ferlaino ma non ebbi il coraggio di venire a Napoli per fare lo specchietto per le allodole degli abbonamenti, senza una squadra per poter vincere qualcosa, cosa che io volevo, invece per costruire si dovette aspettare l’arrivo di Allodi, cioè tempo dopo.”

Mentre poi Pablito autografa le copie del libro, Carlo De Gaudio, ben tre mondiali al suo attivo, rilascia alcune battute
significative: “Conoscevo Paolo Rossi come grande giocatore ed ora lo scopro addirittura  in veste di opinionista e scrittore!” Poi, chiacchierando amabilmente con alcuni spettatori parla di Cavani: “È generoso, la sua scelta di voler giocare le Olimpiadi con la sua Nazionale è dettata dal cuore, non certo dai soldi. Quando si tratta di Olimpiadi poi… ero presidente della Canottieri Napoli e ricordo che all’epoca bastava la vittoria anche di un premio simbolico, come una medaglietta di bronzo.  E termina con una lode al Matador: “Sì Cavani è meritevole!”

 

Dalla nostra inviata Maria Villani

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