Il mercato grandi cifre — offerte, rilanci, diritti di riscatto — ha il fascino di un giorno di lavoro a Wall Street: tanti numeri, poco romanticismo. Per chi non apprezza, ci sono le storie di un’estate di trattative. Vi diamo il permesso di rivenderle come vostre, nelle sere d’autunno con gli amici.
LA CLAUSOLA — Se è furbo, Cedric Mabwati, piazza un copyright sotto la sua estate e vende i diritti a una major per farci un film. Ex canterano dell’Atletico, da due anni svernava al Numancia con la nomea del runner d’attacco e una clausola strana nel contratto: vali 5 milioni, ma se entro metà giugno si presenta una squadra della Liga che ti vuole parti per un euro e venti. Si presenta il Betis, lo paga come un caffé e gli fa un triennale. Prima di campionato al Bernabeu contro il Real: l’uomo da un euro e venti ara come una motozappa la fascia che sarà di Bale, l’uomo da 100 milioni. Ah, il Betis per non sbagliare gli ha fissato il prezzo a 20 sacchi. Il pentito All’esordio in massima serie in uno dei templi del paese freghi palla a un difensore, te ne vai in contropiede e metti dentro. Mica male, no? Però Diogo Viana, che così ha segnato in Benfica-Gil Vicente, non esulta e con la faccia bianca come un cencio mette le mani giunte: la famiglia, papà in testa, tifa Benfica in maniera viscerale da generazioni. E a fine gara, in sala stampa, Viana ripete le scuse. Però alla fine è andata benone: pollice alto degli scout dell’Aston Villa, ragazzo bloccato per gennaio. E pure papà alla fine ha sorriso: il Benfica ha vinto 2-1.
IL TREND — Spesso il mercato non va a logica, ma a mode. E al Benfica si sono trovati talmente bene con Matic l’anno passato che hanno deciso di rifare Belgrado a Lisbona: presi il centrale Mitrovic, il mediano Fejsa, il trequartista inventore Djuricic, la freccia dell’Ajax Sulejmani e come oliva nel Martini il bomberino del Partizan Markovic, quello che l’autunno scorso l’Inter cercava di bloccare. Contando pureUros Matic, fratello di Nemanja, e Filip Markovic della squadra B, fanno 8 serbi. Da ascrivere alla voce colonie, come i brasiliani di Donetsk o gli argentini di Catania.
LO SPETTATORE — Per la storia dell’estate, però, bisogna andare in Grecia. Storm Rafina-AO Mykonos, partitona di un campionato dilettantistico. In tribuna c’è uno che somiglia a Robert Pires, campione del mondo e d’Europa con la Francia… anzi no, è proprio lui. Quelli dello Storm stanno perdendo e hanno l’illuminazione: all’intervallo convincono in qualche modo Pires, in vacanza, ormai ritirato, a giocare con loro. Robert è chiaramente ingrassato, gioca a due chilometri all’ora ma resta un campione: gol del 2-2, assist del 3-2 e partita ribaltata.
IL GIOVANE — Vitosha-Rakovski del 25 agosto, serie B bulgara. In attacco per il Vitosha gioca il talentino Boyko Borisov, acquisto di nome dell’estate, classe 1959. Quel giorno ha giocato 53 minuti, uno meno dei suoi anni, ma soprattutto ha dimostrato che un ex primo ministro può diventare colpo di mercato. Certo, il personaggio è originale: ex cintura nera di karate, ex allenatore della nazionale bulgara, ex guardia del corpo, ex poliziotto, ex vigile del fuoco, ex sindaco di Sofia. Non ex giocatore. La frase “Venderei noccioline nel mio villaggio piuttosto che giocare in una squadra patetica come il Chelsea”. Pare lo abbia detto nel 2004 Samuel Eto’o. Lo stesso visto con una maglia dei Blues in mano a tardo agosto.
La Redazione
G.D.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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