Qualche parola di troppo digitata sullo smartphone e Daniele Cacia dovrà restare fermo una giornata. Lo ha deciso la sezione disciplinare del Tribunale Federale Nazionale che ha inflitto un turno di squalifica all’attaccante del Bologna, oltre ad un’ammenda di 6 mila euro, per lo scambio di insulti avvenuto tramite sms e su Whatsapp con l’agente Gianluca Fiorini. Stessa ammenda per responsabilità oggettiva anche al club (che perderà Cacia nella sfida di sabato 11 aprile contro il Brescia), mentre il procuratore, che non curava al momento dei fatti e non ha mai curato in passato gli interessi del giocatore, ha rimediato un mese di inibizione.
LA SANZIONE — L’episodio si riferisce al 20 settembre 2014: sentito dai sostituti procuratori sull’episodio, Cacia aveva dichiarato di essere stato provocato dall’agente, ma non gli è bastato per evitare prima il deferimento (il 18 febbraio) e poi la squalifica. Entrambi sono stati sanzionati per la violazione dell’articolo 1 bis del codice di giustizia sportiva: “Le società, i dirigenti, gli atleti… sono tenuti all’osservanza delle norme e degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”.
GLI INSULTI — Secondo il tribunale, i messaggi del giocatore avevano carattere anche “minaccioso” ed è stato proprio Cacia a formulare la prima ingiuria (“sei un poveraccio che cerca gloria in un mondo che nn ti appartiene”): in base alla sentenza, però, “le minacce trovano sicuramente giustificazione nella provocazione a cui il medesimo era stato sottoposto da parte di Fiorini che l’aveva pesantemente criticato per le insufficienti prestazioni sportive”.
Fonte: gazzetta.it
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