La Serie A vista da Sud. Sono passati i tempi, anche abbastanza recenti, in cui, oltre al Napoli la Serie A comprendeva un bel po’ di squadre meridionali, dal Palermo alla Reggina, passando per Lecce, Bari e Catania, senza dimenticarci della fugace apparizione pescarese. Adesso l’onore di quelle che furono le Due Sicilie è mantenuto alto solo da Napoli e Catania, dopo le retrocessioni di Palermo e Pescara. E se per il Napoli, unico club storicamente in grado di battagliare alla pari con i ricchi ed influenti sodalizi del Centro-Nord, le cose sembrano andare per il verso giusto, non si può dire lo stesso per il Catania che, dopo diversi anni passati nelle zone medio-alte di classifica, sta vivendo un periodo di appannamento. A che serve tutto questo preambolo? Ad introdurre la figura di Gigi De Canio, l’uomo chiamato dal Catania per tentare di rimettere in sesto la squadra e centrare la salvezza. E De Canio è uno a cui riescono bene queste cose, soprattutto quando si tratta di allenare squadre del Sud.
Se molti suoi colleghi, di latitudini più alte, trovano estremamente difficile allenare piazze calde, preferendo budget e tranquillità in stile inglese, piuttosto che passione ed entusiasmo in stile sudamericano, De Canio sembra essere l’esatto opposto, dando il meglio di se in contesti dove il tifo raggiunge altissimi livelli di calore ed attaccamento. Un tecnico che riesce a dare il meglio di se quanto più la piazza che lo circonda è calda, e che nel nostro Sud trova l’ambiente ideale, dentro e fuori dal campo. Non è un mistero infatti che De Canio spesso e volentieri ama passare le sue vacanza in Costiera Amalfitana, con la quale condivide un rapporto speciale fin dagli anni delle prime esperienze in Campania. Ma andiamo con ordine.
Nato e cresciuto calcisticamente nel cuore della Basilicata, a Matera, Gigi De Canio trascorre la sua carriera di calciatore a cavallo tra la Serie C e la cadetteria. Oltre che nel club lucano giocherà anche con Brindisi, Chieti, Salernitana e Livorno, prima di chiudere la carriera col Pro Galatina e il Pisticci. Proprio a Pisticci, appese le scarpetta al chiodo, decide di diventare allenatore, conducendo i suoi ad un passo dalla promozione (sfumata proprio contro la sua ex squadra, il Matera). La Serie D gli sta stretta. Migra in Campania, dove alla giuda del Savoia ottiene al secondo tentativo una promozione in C1. La sua ascesa sembra inarrestabile. Siena e Carpi in C1 e poi Lucchese e Pescara in B. In Abruzzo sfiora per pochi punti la promozione in A. Serie A che comunque vedrà grazia all’Udinese. In Friuli, dopo un ottavo posto, il primo anno viene esonerato la stagione successiva. Il pronto riscatto però non tarda ad arrivare. De Canio è contattato dal Napoli. La società partenopea, reduce dalla rocambolesca retrocessione del 2000/01 cerca un tecnico in grado di riportarla subito in A. De Canio accetta, ma deve fare subito i conti con un bilancio che piange. Nonostante le premesse ottimistiche della vigilia si rivelino abbastanza infondate, De Canio riesce a battagliare per la promozione fino alle ultime giornate, fallendo il ritorno in massima serie solo dopo un celebre Napoli – Reggina 1-1 in cui gli azzurri furono capaci di divorarsi di tutto.
La promozione avrebbe significato liquidità, e il Napoli del periodo ne aveva disperato bisogno. De Canio ha un contratto di altri due anni, l’appoggio della piazza e dello spogliatoio, ma la situazione economica lo spinge a riflettere. Il tecnico è anche disposto a restare, a patto che venga messo in atto un piano strategico per evitare lo spettro del fallimento. In società fecero orecchie da mercante e De Canio preferì lasciare. Sappiamo tutti come andarono le cose, con i tifosi azzurri un paio di anni dopo costretti a vivere un’estate fatta di sentenze e tribunali. De Canio invece passa da Napoli a Reggio Calabria, dove ottiene con la Reggina un ottimo 16° posto, che, dopo lo spareggio vinto contro la più quotata Atalanta, vale la salvezza. L’anno dopo è a Genova, sponda rossoblù. Non è ancora il Genoa di Preziosi che ben presto tornerà in A. Ma De Canio riesce comunque a salvare la squadra rossoblù. L’anno dopo però verrà esonerato prima dell’inizio del campionato, per far posto a Serse Cosmi. Va quindi a Siena dove in due stagioni ottiene altrettante salvezze. La sua fama di allenatore pragmatico arriva anche in Inghilterra, dove l’ambizioso QPR della coppa Briatore-Ecclestone decide di ingaggiarlo. Il calcio però è cosa diversa dalla Formula 1 e la squadra, costruita più per apparire che per vincere, gioca al di sotto delle aspettative. De Canio resta in Inghilterra una sola stagione, prima di tornare in Italia, subentrando nelle ultime giornata a Mario Beretta al Lecce. Qui, nonostante non riesca a centrare la salvezza, avvia un interessante esperimento con la società. Prende in mano la gestione completa del mercato, diventando una figura simile al manager all’inglese. La parentesi leccese, per quanto ristretta a due stagioni, sarà ricca di soddisfazioni. Il primo anno arriva la vittoria del campionato di B, il secondo una salvezza nel finale ai danni della Sampdoria. Al termine della stagione De Canio decide comunque di lasciare il Salento. Viene richiamato dal Genoa nel finale delle stagione successiva, dove nelle ultime cinque giornate, riesce a centrare col Grifone una salvezza ritenuta difficilissima da molti addetti ai lavori. L’anno successivo, sempre sulla panchina del Genoa, viene però esonerato dopo 9 partite in cui aveva raccolto altrettanti punti. Un anno di inattività e poi la chiamata del Catania, nel tentativo di raddrizzare una squadra precipitata in una spirale di mancanza di gioco e falciata dai moltissimi infortuni. L’esordio con la Juve non è stato dai migliori. Adesso la sfida col Napoli, mentre il poco tempo a disposizione rende ancora più difficile vedere la sua mano sulla formazione etnea.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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