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Non parte il charter riservato ai milanisti. Balotelli s’infuria a Capodichino

Niente, non se ne esce, ma forse, questa volta, vale la pena cercare di capire il motivo. Mario Balotelli l’ha fatto ancora, in due tranche, a margine di una notte che per lui e la sua Italia è stata complicata, calda, deludente. Prima il gol, al solito, la sua firma immancabile nel tabellino del match contro l’Armenia. Quindi lo sfogo con i giornalisti (“Voi parlate male, io faccio gol”), magari un poco sgarbato ma niente di più, e, infine, i capricci all’aeroporto di Napoli per la mancata partenza del charter che doveva riportarlo a Milano con il resto della comitiva rossonera.

E proprio tra terra e cielo, tra campo di gioco e “vita privata”, si apre la voragine tra il fuoriclasse e il ragazzo. Spieghiamo i fatti: Balotelli e gli altri milanisti si sono presentati ieri sera dopo le 23 a Capodichino da dove tutta la truppa avrebbe dovuto tornare in charter a Milano. Questioni tecniche – in realtà molto banalmente la chiusura dell’aeroporto prevista per le 23 precise – hanno però impedito ai giocatori di imbarcarsi e decollare. Un divieto sopportato con fastidio da Poli, Montolivo e Abate (che hanno deciso di restare a dormire a Napoli) ma mal digerito da Balotelli. Che, pare ovvio, non ha mancato di lamentarsi del “disservizio” con gli addetti dell’aeroporto. Di qui la richiesta di viaggiare in macchina fino a Roma per imbarcarsi, in realtà poi sempre la mattina dopo, da Fiumicino.

Una cosa quasi da nulla, un diverbio in cui magari è scappata qualche parola di troppo. L’eredità, probabilmente, di qualche settimana vissuta “pericolosamente” da SuperMario tra squalifiche (quella incassata in campionato), qualche bizza e il solito accerchiamento mediatico. Insomma, difficile non essere nervosi quando si finisce ogni giorno in tv e sui giornali. E, d’altro canto, difficile non finirci quando si è semplicemente Mario Balotelli, quello che segna, quello che ti fa vincere ma anche quello che ne combina sempre una.

Balotelli è un pacco che si prende così com’è. Un giocatore fantastico, probabilmente unico in Italia per qualità e potenzialità. Ma anche e pur sempre un ragazzo di 23 anni, uno che non ha certo avuto una vita facilissima e, anche sbagliando, si arroga adesso il diritto di concedersi qualche vizio da star. Perché, tra terra e cielo, è questo che Balotelli è: una star. Lo chiarisce Abete quando spiega che sarà lui l’uomo immagine dell’Italia in Brasile e lo ripete, sempre, Prandelli. Ricordando a tutti che “Mario è un po’ nervoso”. Che detta così, a volerla leggere bene, è anche una mano tesa: lasciatelo un po’ in pace. La pressione, a 23 anni, fa danni che possono diventare irrimediabili. Tanto così è e così sarà: bizze e gol. Prendere o lasciare.

Fonte: Sportmediaset.it

 

La Redazione

L.D.M.

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