L’accoglienza di Napoli è eloquente. «Lorenzo sei il nostro orgoglio», «Lorè portaci lo scudetto, sei il nostro eroe». La ressa entusiasta dei circa 500 tifosi, accorsi ieri alla Stazione Centrale per l’arrivo della Nazionale, si è risolta quasi in un festa monotematica, con Insigne letteralmente stritolato da cori, abbracci, richieste di centinaia di foto e baci nei 200 metri percorsi tra il Frecciarossa e il pullman. Lorenzo ha sorriso e, de resto, nel pomeriggio aveva detto: «Sono certo della grande accoglienza, ci saranno tanti tifosi e proverò i brividi. Da napoletano vivrò tutto questo in modo speciale anche perché tanti familiari vorranno vedermi, ho chiesto venti biglietti». Risolto il piccolo fastidio muscolare, Insigne dovrebbe giocare domani contro l’Armenia: sarebbe il terzo napoletano – dopo Juliano e Ferrara – al San Paolo da calciatore del Napoli. «Sarebbe molto emozionante, un grande orgoglio e un onore. E magari può servirmi anche per conquistare i Mondiali in Brasile. Spero di convincere Prandelli, devo fare bene col Napoli in campionato e in Champions. Non so se sono in concorrenza con Totti, che è un grandissimo campione, per conto mio proverò a dare il massimo». Timido, riservato ed anche molto sensibile: Lorenzo sa che oggi la presenza della Nazionale a Quarto è di grande valore simbolico. «Lì ho giocato un paio di volte con gli allievi del Napoli, è bello tornarci per una causa così importante, giusto andare nelle periferie. Non so se Balotelli può diventare un simbolo anticamorra, so solo che Mario è un grande campione e un bravo ragazzo ma io da napoletano sentirò sicuramente più degli altri questa situazione. Andiamo a Quarto per stare vicino a quella gente e conterà farglielo capire». L’altro tema di attualità, i cori di discriminazione territoriale, non trovano Lorenzo insensibile. «Contro la mia squadra ne ho sentite di tutti i colori, siamo solo due partenopei nel Napoli, davanti a certi cori ci sentiamo più toccati ma poi pensiamo solo a giocare e ad andare oltre anche perchè conosco bene la mia città». Sulla sua carriera: «La società sa bene che il mio sogno è restare a lungo al Napoli e fare un giorno il capitano». Nell’immediato futuro c’è la sfida alla Roma: in treno, ed anche alla stazione, vicino a lui c’era il giallorosso Florenzi. «Peccato che i due allenatori non l’hanno potuta preparare al meglio, ad ogni modo il Napoli andrà là per giocarsela fino in fondo, spero che sarà una bella gara, la Roma è partita fortissimo ma noi siamo pronti». Lo spera anche la gente che ieri ha invaso il binario 18 della Stazione per l’arrivo, alle 19.10, della Nazionale. Il primo a scendere è stato il ct Cesare Prandelli, che ha riferito: «Gran bella accoglienza, grazie ai napoletani», prima di essere inondato dai flash dei telefonini. Insigne a parte, il più acclamato è stato Mario Balotelli, immortalato e inneggiato («Mario, Mario») ad ogni centimetro percorso. Applausi anche agli altri azzurri, da Buffon a Pirlo e a Rossi. I tifosi del Napoli hanno improvvisato qualche coro («Chi non salta bianconero è» e «Noi siamo partenopei»), diversi gli striscioni: da «È un sogno che si avvera, Balotelli la nostra bandiera» a «Rossonero? Bianconero? Azzurro? No, il nostro cuore è soprattutto tricolore», con tanto di bandiera dell’Italia. Non sono mancati i riferimenti alla questione “Terra dei fuochi”, con l’esposizione di una maglietta nera dallo slogan «15-10-13, San Paolo in lutto, noi vogliamo vivere». La festa per l’Italia, che ha superato ogni campanilismo, è proseguita anche all’Hotel Parker’s, dove c’erano altri 100 tifosi ad acclamare gli azzurri.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
A.F.
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