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L’incredibile storia di Corradini, Calzolaio e Sforzin: i calciatori con il cartellino pignorato

La storia che stiamo per raccontarvi ha davvero del paradossale. Tre calciatori, Matteo Corradini, Luca Calzolaio e Pietro Sforzin, non possono attualmente scendere in campo perché il loro cartellino è stato…pignorato! Gli atleti la scorsa stagione militavano nel Trento, formazione poi retrocessa in Eccellenza dalla serie D, e i problemi economici che attanagliano, tuttora, il loro vecchio club costringono al momento ai box questi ragazzi, che stanno scontando ingiustamente sulla propria pelle responsabilità altrui.
Le società che navigano nelle categorie inferiori di rado, infatti, possono vantare un patrimonio consistente e i creditori, in assenza di ulteriori garanzie, hanno deciso di agire in via esecutiva sul parco giocatori. Senza addentrarci oltremodo nel merito giudiziario della vicenda, Corradini e Calzolaio in estate erano riusciti a “mantenere” la vetrina della serie D trasferendosi, rispettivamente, alla Clodiense ed alla Vibonese, mentre il portiere Sforzin resta in attesa di una chiamata, che però difficilmente potrà arrivare considerando il congelamento del tesseramento dei due ex compagni. Avviato l’iter legale susseguente al pignoramento, il Tribunale ordinario di Trento lo scorso 11 ottobre ha concesso la sospensiva nei confronti di Corradini, che dunque adesso potrebbe scendere in campo, ma FIGC e Lega Nazionale Dilettanti finora non hanno materialmente risposto alle istanze della Clodiense, non concedendo il nulla osta all’impiego: un’inerzia che sinceramente appare difficilmente giustificabile, al pari di quella dell’AIC, anch’essa al momento spettatrice inerme, a quanto pare.
A tal riguardo, abbiamo intervistato Matteo Corradini che, in esclusiva per noi, ha espresso tutta la propria incredulità: “Credo che l’assurdità della situazione sia evidente. Al di là del fatto che una società non può ‘servirsi’ dei suoi ex calciatori per pagare i propri debiti pregressi, anche perché è un qualcosa che va contro la normativa federale che richiede il consenso del giocatore al trasferimento (quindi in una procedura esecutiva non si potrebbe vendere coattivamente un cartellino pignorato per poi soddisfarsi sul ricavato, ndr), l’aspetto che più mi preme sottolineare è rappresentato dall’inerzia della Federazione e della Lega Nazionale Dilettanti. Il Tribunale ha disposto la sospensiva nei miei confronti, quindi io adesso potrei scendere in campo, ma il mio nuovo club, la Clodiense, che in queste settimane ha più volte chiesto l’autorizzazione al mio schieramento, non ha mai ricevuto alcun riscontro. Mi sento un prigioniero, sono un ragazzo di 19 anni e rappresento la maggioranza: il calcio non è fatto solamente di top player o di calciatori già affermati, ma anche di atleti come me che hanno tutto il diritto di svolgere l’attività agonistica, per provare a costruirsi un futuro in questo mondo. Mi sono rivolto anche all’Associazione Calciatori, ma anche in quel caso senza alcun esito. Le istituzioni, gli organismi preposti devono tutelarci. Come vivo la situazione? Mister Pagan e i miei compagni mi dicono di star tranquillo. Le prime tre partite le avevo giocate ma è anche vero che, qualora la vicenda andasse troppo per le lunghe, la società potrebbe anche stancarsi di aspettare. La mia posizione in seno alla Clodiense è congelata, non sto percependo lo stipendio, frequento l’ultimo anno delle scuole superiori e, se le cose non dovessero evolversi per il verso giusto, potrei risentirne anche sotto questo punto di vista, perché ci sono dei costi nel vivere e studiare fuori che giovani come me devono affrontare. Io voglio semplicemente essere messo nelle condizioni di giocare a calcio. Oltre tutto, alla luce della norme sugli under che vigono in serie D, in ottica futura questo stop forzato di certo non mi giova. È un danno evidente alla mia carriera, oltre che all’immagine, ma resto comunque fiducioso nella positiva risoluzione della faccenda a brevissimo termine, l’avv. Daminato sta facendo tutto il possibile per tutelare i miei interessi”.
A questo punto non resta che attendere gli sviluppi successivi di questa vicenda che apre il fronte dei delicati rapporti tra ordinamento sportivo, sulla carta autonomo e indipendente, e giustizia ordinaria. Nella speranza che Matteo e gli altri calciatori coinvolti – loro malgrado – possano presto tornare a calcare il rettangolo verde.
Fonte: Alfredopedullà.com

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