Fuorigioco, si cambia. Anzi no. Forse. Però sì. Insomma, la circolare numero uno (sarà ufficializzata oggi) si porta appresso già qualche dubbio e qualche rebus sull’interpretazione del fuorigioco che l’Ifab ha dato dopo la riunione di Edimburgo ad inizio marzo scorso e che dal primo luglio è in vigore in tutto il mondo (ad esempio: si sono giocati così gli Europei femminili). Ieri è stato argomento di discussione (probabilmente non esaurita) fra gli arbitri radunati nell’eremo stile Il nome della Rosa di Sportilia e l’organo tecnico. Il vice responsabile del Settore Tecnico (guidato da Alfredo Trentalange) Vincenzo Fiorenza, con Braschi, Stagnoli e Bazzoli, hanno trasmesso ai 21 direttori di gara e agli assistenti quanto era stato oggetto di approfondimento il giorno prima a Coverciano, dove era arrivato il responsabile degli arbitri Uefa, Pierluigi Collina.
SPIRITO – Come tutte le variazioni che ispirano i membri dell’Ifab da una quindicina d’anni a questa parte (da quando, in pratica, c’è la regia di Blatter), anche questa ha un solo obiettivo, una sola conseguenza: favorire gli attaccanti, martirizzando i difensori (i portieri sono già razza in estinzione da tempo). In pratica, le variazioni più importanti riguardano l’interferire con il difensore e il trarre vantaggio da una posizione di off side, in particolare quando questa viene sanata. Fatto salvo l’ostruire la visuale (cosa che riguarda soprattutto i numeri uno), interferire con l’avversario significa avere con il difendente un contatto di gioco o essere a distanza di gioco da lui. In pratica, se si è a più di un metro, un metro e mezzo (comincia la prima discrezionalità), non c’è più interferenza. In inglese l’hanno riassunto con challenging . Ed in caso di deviazione, di giocata del difensore, la posizione viene sanata.
DIFENSORI ATTENTI – Ecco, il punto focale è proprio questo. Perché chi è abituato ai difensori vecchio stampo, grandi pedatori ma poca classe, dovrà cominciare a preoccuparsi. Perché l’altra grande variazione sta nel trarre vantaggio . Anche in questo caso, in attesa che venerdì la regola venga spiegata a Sportilia con tutti i supporti audiovisivi del caso, andiamo al sodo. Ogni atto volontario, deliberato, da parte del difendente nel tentativo di prendere il pallone, rimette (fatte salve le eccezioni sopra descritte) in gioco l’attaccante, a prescindere da come si concluda la giocata stessa. Prima l’arbitro aveva l’obbligo di stabilire se l’intervento fosse da considerarsi una giocata o meno. Adesso non sarà più così. Si parla solo di atto volontario, quindi di tutti quei movimenti da parte di chi difende per andare verso o sul pallone: spostarsi in avanti o indietro, saltare, spostarsi e saltare. Prima, il passaggio verso un giocatore unico in fuorigioco era sempre punibile (l’assist era sicuramente per lui), adesso si dovrà aspettare non solo l’eventuale intervento del difensore ma anche il suo effetto.
ECCEZIONI – Ovviamente tutto questo ha un’eccezione. Ovvero, qualora l’atto volontario compiuto dal difendente sia stato un deliberate save . Un’azione tesa a salvare un gol. Quindi, sono deliberate save tutte le parate dei portieri (nel vecchio testo questa specifica non c’era) ma pure gli interventi dei difensori davanti alla porta anche in presenza del portiere (che ovviamente non sia in grado di intervenire direttamente). Insomma, ecco la rivoluzione dell’estate. I nostri arbitri stanno studiando. Speriamo bene….
Fonte: Corriere dello sport
La redazione
F.G.
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