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Ghirelli non ci sta: “Dopo Salernitana-Nocerina la Lega Pro non arretra, anzi”

Il direttore generale della Lega Pro Francesco Ghirelli di questa storia tra Salernitana e Nocerina avrebbe fatto molto volentieri a meno. Ma non vuole nascondersi. E non vuole che qualcuno si faccia tentare dalla voglia di nascondersi. O di fare scaricabarile . Sottolinea i toni che vuole dare alle sue parole, di costruzione, di analisi, di contributo, non di polemica. Ghirelli parla dritto. C’è un lavoro fatto in cui ha creduto ciecamente. E che questa brutta, bruttissima storia ha messo a rischio. Un lavoro di lifting sulla Lega Pro. Ghirelli lo ha pensato «Il bel lavoro fatto non va disperso Con il Viminale rispetto dei ruoli e collaborazione»e realizzato con il suo staff, non vuole
che Salernitana-Nocerina possa cancellare tutto. La risposta qual è? Ripartire. Più forte di prima. Perché la voglia di difendere la credibilità dell’ambiente è tanta.
Si guardi le spalle, tre giorni fa. Il primo pensiero?
«Ho chiesto scusa. Scuse che dovevo non per colpe dirette, ma per lo spettacolo che abbiamo offerto e che danneggia il calcio. A prescindere dal lavoro fatto in Lega Pro, quanto accaduto dice che tutti noi dobbiamo essere sottoposti a verifica. Però…».
C’è un però.
«Sì, mi amareggia lo scarico di responsabilità, tipico del nostro Paese. Da un lato è un’operazione che ciascuno fa per immagine, dall’altro è una precisa metodologia: tutto si strappa perché tutto resti uguale».
Tanto si è fatto dice lei. Cosa si è fatto?
«Stadi senza barriere, quelli fatti e quelli in opera, derby aperti. I tifosi nei cda dei club, l’integrity tour per educare giocatori di prime squadre e settori giovanili a difendersi dal mondo marcio delle scommesse».
Poi arriva una sceneggiata come quella di Salernitana-Nocerina e…
«E devi chiedere scusa. E l’ho fatto. Però…».
C’è un altro però.
«Mi faccio delle domande. Senza polemizzare, ma per dare un contributo che ci aiuti a venirne fuori».
Le ponga
«Noi, guardi, ora dobbiamo prenderci tutto. Ripeto accuse ascoltate e lette: avete ceduto ai violenti, alle bande, ai delinquenti. Se avessimo detto sì a spostare le squadre di girone non avremmo dato vita a un cedimento istituzionale di portata che a me pare molto simile? Avremmo ammesso una distorsione enorme. E poi mi chiedo: come sono arrivate 2-300 persone prima al pullman e poi fin sotto l’albergo? «Il piano di legalità? Vero, iniziò e si fermò Le realtà territoriali né ci chiamarono né ci dissero nulla»chi ha dato le magliette con quelle scritte? E
l’aereo: era autorizzato a volare con quell’anima di attenzione che c’era sulla gara? Voglio capire, non fare polemica».
Un attimo. Quella famosa richiesta di separare le squadre di girone. Il Viminale fa sapere che diede un indirizzo, non impose nulla.
«E così è. Il rapporto è sempre stato di piena collaborazione nel rispetto dei ruoli. Venne stilato il famoso piano per la legalità. Andiamo per ordine, ma come divido tre squadre in due giorni? E ricordiamo due cose: la divisione trasversale e non nord-sud dei gironi venne fatta in passato suscitando una rivolta. E dividere per regioni serviva anche a contenere i costi per gestire la crisi. E poi, se due tra Salernitana, Paganese e Salernitana me li ritrovo in B, che faccio, divido il campionato cadetto? Come?».
Il piano per la legalità: sempre il Viminale dice che c’era, ma che l’inerzia delle realtà territoriali lo ha fermato. Lei che dice?
«Che lo abbiamo firmato tutti, noi, i sindaci, i club, Osservatorio, Questura e Prefettura. Un paio di incontri sono stati fatti. Poi c’era un programma di eventi, le istituzioni e le realtà locali sapevano della disponibilità nostra, dell’Aic, dell’Aiac. Confermo che di queste iniziative non ho più saputo nulla. Nessuno ci ha chiamato. Sì, non c’è stata corrispondenza tra la firma e l’attuazione piena del piano».

Il presidente del Coni è stato duro con la Lega Pro. «Lo ripeto, prendiamo tutto. Il presidente Malagò l’ho ascoltato. Non posso accettare solo una cosa: quando sento parlare di istituzione ostaggio. Io ho lavorato accanto a una persona che è stata uccisa dalla mafia (il deputato del Pci Pio La Torre in agguato del 30 aprile 1982, ndr). So chi sono gli ostaggi. E non sono ostaggio di nessuno».
Come si riparte?
«Rompendo il muro di incomunicabilità tra società e certi tifosi. Evitando lo scaricabarile. E andando avanti sui certi principi senza arretrare di un centimetro. Lo scriva chiaro: non arretreremo di un centimetro».

Fonte: Corriere dello Sport

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