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Da Malagò ad Abete: “Giù le mani da Gattuso”

Chissà se Spadaro e Bazzani, mister X e Y, «gli intermediari delle scommesse», canteranno già tutto: domani l’interrogatorio di garanzia del gip Salvini, il pm Di Martino potrebbe riascoltare entrambi dopo Natale. Ieri pomeriggio sentiti Rinci e Quadri (un paio d’ore a testa), braccia di Spadaro per le combine della prima metà del 2013, anche loro arrestati nel blitz di martedì mattina. Quarta scossa dell’inchiesta Last Bet, ma ora tutta l’Italia s’interroga. «Abbiamo fiducia nei magistrati – spiega il presidente della Figc Abete – ma serve prudenza perché di acclarato si vede poco. Perquisizioni alle 6 di mattina creano più traumi che opportunità. Ricordiamo quella di Criscito a Coverciano prima degli Europei». Ora è Gattuso, il “pesce” grosso: «Lo conosco, ho fiducia in Rino – conclude il numero uno della Federcalcio – e ne uscirà senza ombre». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e Zamparini, che ha avuto Gattuso come allenatore del suo Palermo. Cremona ha smascherato un’organizzazione criminale, già 54 persone in cella. C’era pure un piano per truccare i mondiali. «No comment – scrive la Fifa – ma chiunque abbia informazioni dovrebbe contattare le autorità competenti». Il marcio emerge da ogni fibra del pallone, però s’intravedono appena le cuciture. Ed è un problema. Ai tempi di Signori prima, Doni poi, sino a metà insomma dell’operazione “Last Bet”, c’erano grida, denaro sporco, le prove piovevano dal cielo. Dal 2012 il pm Di Martino, dopo i riscontri tecnici, è alla disperata ricerca di materiale nel fango. Scaverà ancora nei prossimi mesi, da tempo cerca d’acciuffare in Svizzera movimenti bancari dei grandi nomi della serie A, eppure nelle ultime due ordinanze – la penultima portava all’arresto di Mauri, a maggio 2012 – ci sono solo schede intestate, contatti, sms, deduzioni. Non c’è un testo che inchiodi Gattuso, per esempio. Indagato, come Brocchi, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Colpa dei tantissimi contatti con “mister y”, il “Civ” Bazzani. «Gli davo biglietti e maglie», giura l’ex laziale. Da dimostrare il contrario: «Vedranno i miei pc». Domani partirà il maxi incidente probatorio: 120 giorni per spulciare tutti gli smartphone e tablet, anche gli ultimi arrivati. A tre anni dall’inizio delle indagini, più della metà dell’ultima ordinanza rimanda alla prima. «Non tutte le gare sono senz’altro manipolate», precisa il pm Di Martino. Udinese-Lazio è una clamorosa incongruenza fra l’ultima e la penultima ordinanza. «Non dimentichiamo che a detta partita ha partecipato anche Brocchi (110 contatti con Bazzani, ndr) e che il portiere dell’Udinese ha parato un calcio di rigore dall’esecuzione quasi inoffensiva». Zarate sbaglia il penalty, l’Udinese vince in 10 (espulso Angella). Ma se c’era la volontà biancoceleste di perdere lo scontro diretto per la Champions, l’8 maggio 2011 (il 2 c’era stata la sconfitta con la Juve), esattamente 6 giorni prima Lazio-Genoa (14 maggio) e Lecce-Lazio (22), le due combine accertate dalla penultima ordinanza, relativa a Stefano Mauri, non possono essere giustificate così: «Favoriva la sua costante disponibilità (…) ad alterare il naturale risultato di partite della Lazio, favorendone la vittoria ai fini di una migliore posizione in classifica».

Fonte: Il Mattino

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