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Zero pensieri e molto spettacolo: a Genova si è giocato a pallone

Senza la necessità di far calcoli, Sampdoria-Napoli ha regalato reti e divertimento

Verrebbe da pensare: “Magari le partite fossero sempre così”. Con le due squadre ormai libere da obiettivi e pericoli, al massimo interessate l’una a restare davanti agli odiati rivali cittadini in classifica e l’altra a inseguire qualche record statistico, Sampdoria-Napoli ha ceduto il terreno a quello che dovrebbe, in realtà, rappresentare l’essenza del calcio come sport: impegno, divertimento, spettacolo. Certo, si è visto poco agonismo, se questo si misura in pressing, contrasti e tatticismi. Ma nei ventidue calciatori non sono mancate, di contro, l’applicazione e la voglia; la poca pressione sui portatori di palla e la distensione nervosa si sono tradotte in un numero inferiore di falli e di pause, quindi in una gara meno spezzettata e più giocata. Nulla di meglio per il pubblico.

Senza poste in palio e con la Coppa Italia in archivio, Benitez ha proseguito sulla linea sperimentale intrapresa con il Cagliari, con il risultato finale di una goleada ancora più ricca. E ha di nuovo concesso spazio a rientranti e seconde linee, garantendosi così l’impegno e il desiderio di far bene. In campo è scesa, al fischio d’inizio, una difesa fantasiosa e azzardata almeno quanto la maglia di oggi del Napoli: Mesto a fare da centrale con Fernandez, sulle corsie Maggio al rientro dal 1’ a destra e Réveillère a sinistra, entrambi piuttosto alti come è rimasto alto il baricentro di tutta la squadra per circa un’ora. Per il resto nomi già visti, tranne Zapata al posto di Higuaìn fermo ai box. Dal canto suo, Mihajlovic ci teneva a non perdere, dopo il calo dei suoi negli ultimi tempi sul piano del rendimento e dei risultati.  Piuttosto che scegliere la via dell’accortezza, però, ha sfidato il Napoli sul bel calcio, e si sa che nelle gare a campo aperto il Napoli di Benitez ha pochi rivali. Infatti, le due squadre si sono schierate subito piuttosto larghe, garantendo presto uno spettacolo gradevole con molti cambi di fronte e senza filtri, e garantendo al Napoli larghi corridoi entro cui esprimere le proprie migliori caratteristiche.

Al 19′ era già 0-1, con un tap-in facile facile di Zapata, fin lì un po’ impacciato e, come constatato in altre partite, non perfettamente adatto agli schemi di Benitez. La Sampdoria però ha saputo rispondere colpo su colpo, senza rinunciare ad attaccare ed affidandosi ad un Soriano in vena, capace di sfruttare la fragilità del Napoli contro i giocatori che s’inseriscono fra centrocampo e difesa azzurri. Due leggerezze di Fiorillo hanno frustrato però la buona volontà dei padroni di casa: la prima su tiro con effetto ad uscire di Insigne, splendido destro da fuori area; la seconda, più clamorosa, su punizione liftata ma lenta di Callejòn. In mezzo, sullo 0-2, un gran gol di Eder e diverse altre occasioni per entrambe le squadre, con la difesa doriana un po’ imballata e quella azzurra che, almeno per il primo tempo, soffriva l’inesperienza di Mesto come centrale, spesso superato dagli attaccanti blucerchiati, per poi rimediare in extremis o sospirare di sollievo alla vista delle bandierine alzate per fuorigioco.

Nella ripresa, Zapata ha presto legittimato la sua crescita costante vista nel primo tempo, grazie a una splendida giocata in ripartenza e un assist al bacio per Hamšík, che ha dovuto solo appoggiare in rete per tornare, finalmente, al gol. Il 4-1 dello slovacco e il successivo 5-1, arrivato non molto tempo dopo per un autogol (inevitabile) di Mustafi (su cross di un onnipresente Callejòn), hanno tagliato le gambe alla Samp e ne hanno represso la voglia di inseguire il risultato, anche solo per la gloria. Poco dopo l’ora di gioco, però, il Napoli ha abbassato ritmo e baricentro, forse anche per non infierire, e di fatto la partita è terminata nella sua dimensione spettacolare. C’è stato il tempo per rivedere in campo anche Zúñiga (vicino al gol, positiva anche la sua ricomparsa) e per il 2-5 doriano, firmato da Wszołek che ha esultato per il suo primo (bel) gol in Serie A. 

Benitez ha dimostrato come gli piace giocare, schierando una squadra iperoffensiva, votata a schiacciare l’avversario e imporre la propria manovra travolgente, accettando pure qualche rischio in difesa. Senza l’ossessione del risultato, il tecnico spagnolo ha potuto ancora una volta mostrare di non gradire l’idea di adattarsi al tatticismo esasperato italiano e di preferire il tentativo azzardato di portare una ventata di calcio nuovo. Riguardo i singoli, una menzione per Insigne, candidato a far parte dell’Italia ai Mondiali: nelle ultime settimane sembra aver risolto il suo limite principale, la sterilità realizzativa, segnando anche due preziose reti nella finale di Coppa. Oggi un’altra rete, con un tiro preciso e potente, e con la sensazione di aver finalmente trovato un feeling con il gol. Un motivo in più per credere che Prandelli ci penserà seriamente.

Lorenzo Licciardi 

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