I ventidue di Napoli e Inter ci mettono corsa e applicazione, e allestiscono anche una gara a tratti gradevole. Più vicino il Napoli al gol, vicinissimo con Callejòn all’inizio e Inler alla fine, ma lo 0-0 è il risultato più veritiero. Sul piano tattico la squadra azzurra ha risposto bene in vista della finale.
AVVIO LAMPO – In verità, la partenza è stata supersonica: dopo pochi secondi palla recuperata e in un attimo il Napoli era nell’area di rigore di Handanovic, pur senza profitto. Reazione Inter concretizzata in tre tiri nello specchio nell’arco di pochi giri d’orologio, che impegnavano Reina. Sei o sette minuti di ritmi forsennati, con pressing indiavolato e circolazione palla veloce o ripartenze fulminee: insomma, piede schiacciato sull’acceleratore. Al 10′ si era ancora su ritmi mediamente alti, ma era l’Inter a premere su un Napoli un po’ contratto. Eppure, al 13′ la palla-gol più ghiotta del primo tempo capitava sui piedi di Callejòn, con un lancio millimetrico di Mertens, ma la volé dello spagnolo sfiorava solo il palo. Dall’altra parte, il Napoli soffriva Kovačić, non tanto per le croniche défaillances sulla propria trequarti, quanto per il fatto che il croato, finalmente titolare, ieri sera era davvero ispirato. E dopo un quarto d’ora sembrava una partita destinata a garantire spettacolo e reti.
PREPARAZIONE TATTICA – Benitez, forse anche in vista della finale di Coppa Italia, ha preferito Mertens a Hamšík in posizione centrale dietro Higuaìn, a fare pressing alto: collocazione legittima se si considera che il belga ama poco tornare a coprire, mossa meno azzeccata se si pensa che Mertens è giocatore da corsia esterna, dove può esprimere al meglio le sue doti di velocità e dribbling. Tant’è che il giocatore sarebbe poi uscito al 69′ senza lasciare traccia. Per il resto, un Napoli molto ordinato e ben disposto, chiuso e coeso a centrocampo, con il solo Britos un po’ in affanno e Ghoulam e Jorginho fra alti e bassi. Mazzarri, in emergenza difensiva, ha conservato il 3-5-2 abituale, concedendo però una chance a Kovačić, che lo ha ben ripagato con un’ottima prestazione fra le linee, condita con verticalizzazioni illuminanti, talvolta anche troppo per i suoi stessi compagni. Meno nel vivo Hernanes, poco decisivo quando non funge da punto di riferimento.
ANCORA PALLE-GOL – Fra il 17′ e il 24′ si registravano, nell’ordine, un tiro pericoloso di Palacio (non chiuso da Britos), un’occasione sprecata ancora da Callejòn ma stavolta per troppo altruismo, e ancora tiri da fuori di Inler e Ghoulam e una punizione non pericolosa di Kovačić. Venticinque minuti di buon calcio, giocato a viso aperto ma con la massima accortezza difensiva. Nel Napoli, qualche sbavatura di troppo negli appoggi, ma un Inler in progressiva crescita (al 35′ altro tiro da fuori, bello e vicino al palo) e un Insigne che provava a fare da raccordo fra le linee, ma gli mancava l’intesa con i suoi e il guizzo decisivo: doppio rimpianto vista la difesa d’emergenza interista, con il duo Ranocchia-Andreolli non impenetrabile. Pur avendo le due squadre giocato di più nella metà campo azzurra, a fine primo tempo era il Napoli ad aver avuto l’occasione più nitida.
STERILE SUPREMAZIA – Nel secondo tempo si è notato subito un cambiamento: le squadre erano decisamente più lunghe (il Napoli, pare, per volontà di Benitez; l’Inter perché stanca), e lo spettacolo sembrava dover persino aumentare. Ancora una volta il Napoli è partito meglio e Higuaìn ha avuto subito una chance per buttarla dentro, ma sulla sua conclusione Nagatomo, fortunato a passare di lì, ha fatto muro. La prestazione di Inler, intanto, continuava a lievitare, e risultava essere l’ago della bilancia: lo svizzero giocava decisamente più avanti, alzando il baricentro di tutta la squadra, con Jorginho a coprirgli le spalle. Il Napoli ha preso più iniziativa rispetto al primo tempo d’attesa, ma dal 60′ la partita ha cominciato a calare di intensità. L’Inter, stanca, si è schierata dietro la linea del pallone, puntando solo sulle ripartenze, ed entrambe le squadre hanno iniziato a difettare di precisione. Poche emozioni dopo l’ora di gioco, anche se il Napoli, dal 70′ all’80’, ha decisamente dominato. All’81’ Nagatomo ha avuto un’ottima occasione per portare i suoi in vantaggio a sorpresa, ma un minuto dopo la palla-gol più clamorosa della gara: percussione di un Inler sempre più scatenato, tiro e palo interno. Nel finale il Napoli ci ha provato di più, ma è successo ben poco, e lo 0-0 è sembrato più o meno giusto e ha accontentato tutti.
BILANCIO DEL MATCH – Il Napoli non aveva molto da chiedere a questa partita, vista la classifica piuttosto stabilizzata, sia verso l’alto che verso il basso. Fra meno di una settimana c’è la finale di Coppa Italia, ma a dire il vero i giocatori non hanno mirato a risparmiare le forze, anzi hanno corso molto. Pur considerando la scarsa posta in palio, si poteva fare qualcosa in più proprio tatticamente: si è detto della posizione sbagliata di Mertens, ma soprattutto il sacrificio difensivo di Callejòn e Insigne ha impedito ad entrambi di dare profondità, lasciando Higuaìn troppo isolato e praticamente privo di palloni giocabili. Insigne avrebbe potuto creare più pericoli sulla trequarti, Callejòn più inserimenti, nonostante qualcuno gli sia riuscito quando poteva affacciarsi più liberamente in avanti. Benitez, nel primo tempo, ha scelto un baricentro basso e un possesso prudente, per evitare le ripartenze interiste; stessa attenzione nella ripresa, anche quando Inler ha alzato la squadra, che comunque è rimasta vigile per evitare sorprese. A conti fatti, entrambi gli allenatori sono stati molto attenti a non perdere, ed è per questo che lo 0-0 non stupisce nessuno.
Lorenzo Licciardi
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